Capirossi: sono un coraggioso, mi fermo

Ancora sei gare poi Loris appenderà il casco al chiodo: "è il momento giusto"


Questo è l’ultimo Gran Premio che correrò in Italia” Loris Capirossi ha la voce rotta dall’emozione mentre annuncia il suo ritiro dalle competizioni, le lacrime lo costringono a smettere di parlare, mentre tutti i giornalisti presenti alla conferenza stampa scoppiano in un applauso. Dopo 22 anni nel motomondiale, Capirex ha deciso di dire basta, ancora sei gare poi appenderà definitivamente il casco al chiodo.

Non andrò in Superbike, dopo Valencia mi ritirerò – sottolinea – E’ stata la decisione più difficile che abbia mai preso, ma penso che questo sia il momento migliore per smettere, non tornerò sui miei passi”. Il 2011, l’anno che si è rivelato oggi come quello del suo addio, è stato il più difficile per il ducatista “non me lo aspettavo, ho sempre pensato positivo. Per il prossima stagione ho avuto delle offerte, anche con un CRT, ma trovare una moto competitiva è sempre più difficile, giustamente si cerca di puntare sui giovani. Però è meglio smettere quando c’è ancora qualcuno ti vuole e non sei costretto perché non trovi più una moto”.

E moto ne ha guidate tante nella sua carriera dalla Honda 125 con cui conquistò il primo titolo mondiale nel 1990, bissandolo l’anno successivo, all’Aprilia 250 su cui arrivò il terzo iride nel 1998. In mezzo la Honda 250, la Yamaha e poi la Honda in 500, la Ducati nell’inizio dell’era quattro tempi, e la Suzuki. Trecentoventiquattro gran premi, di cui 213 nella classe regina, 29 vittorie, 41 pole position, sono i numeri di una carriera iniziata a soli 16 anni. E 99 podi “questo numero un po’ me le fa girare – scherza Loris – obiettivamente sembra impossibile arrivare a 100, ma non si sa mai, mancano ancora sei gare, con un po’ di fortuna tutto è possibile”.

Loris CapirossiNel giorno dell’annuncio dell’addio i ricordi si affollano nella mente di Capirossi, ma non ha nessun dubbio quando gli si chiede quale sia stato il momento più bello della carriera: “il mio primo titolo – risponde sicuro – avevo solo 17 anni e mi sembrava di avere il mondo in mano”. E neanche sul più brutto: “il 1997, avevo pensato al ritiro, ma Carlo Pernat mi ha convinto a continuare e l’anno dopo sono riuscito a vincere di nuovo il titolo”.

Una nuova giovinezza l’ha avuta sulla rossa di Borgo Panigale, a cui ha regalato la prima vittoria in MotoGP nel 2003 e con cui nel 2006 ha lottato per il titolo. Poi l’epoca delle 800,  moto che Loris non ha mai amato fino in fondo. “Ma non preoccupatevi anche se smetterò la nuova mille la proverò lo stesso – assicura con gli occhi che si illuminano – Anzi, sarebbe un bel regalo se potessi anche guidare per una volta tutte le 800 dopo la gara di Valencia”.

La passione è intatta per il vecchio leone, che lascia il campo di battaglia che lo ha visto soffrire e trionfare tante volte. “Una cosa mi mancherà – ammette – la gara, l’adrenalina che produce, la pressione prima della partenza, i duelli con gli altri piloti”.

Sono tanti i piloti che hanno incrociato le ruote in pista con Capirex in questi anni, Valentino Rossi su tutti: “ho tantissimi ricordi, abbiamo fatto tante battaglie insieme. Il mio primo è quando ero piccolo e lo vedevo in televisione, poi sono stato un suo grande tifoso quando lottava contro Biaggi in 250” ride, non rinunciando a una frecciata al vecchio rivale. “I più bei duelli con lui sono stati con le mille, nel 2006, soprattutto quelle all’ultimo giro al Mugello e a Sepang”.

Ingrid CapirossiSul suo futuro Capirossi preferisce ancora non sbilanciarsi: “qualcosa farò, non ho paura del futuro”. Ma sua moglie Ingrid rivela “abbiamo deciso di allargare la famiglia, incominceremo a fare un sacco di figli, poi vedremo. Un po’ mi dispiace che abbia dovuto smettere in una stagione così difficile, questo momento me lo ero immaginato un po’ diverso”.

Loris si allontana, “adesso devo concentrarmi sulle ultime gare e cercare di dare il massimo”. E se il prossimo anno ti offrissero una moto ufficiale? Si volta e sorride. “Cambierebbe tutto”. È l’ultimo ruggito del leone.

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