MotoGP, L'infortunio di Rossi: il cross e 'i rischi del mestiere'
Da Marquez a Valentino, sono tanti i piloti di velocità che hanno pagato i pericoli del fuoristrada ma non c'è una soluzione
Scritto da Matteo Aglio - Ven, 26/05/2017 - 11:01
Pilota da velocità fra moto da cross, l’equazione è conosciuta ma il risultato non è sempre quello sperato. I piloti di motomondiale e SBK sono in qualche modo costretti a usare le moto da fuoristrada per tenersi in forma, è un allenamento certamente fisico ma anche mentale a cui nessuno vuole rinunciare.
La soluzione migliore sarebbe girare con le moto che guidano in gara, ma i regolamenti che limitano i test non lo consentono e anche organizzarsi per girare su un circuito asfaltato non è impresa semplice, a meno di non chiamarsi Rabat e abitare praticamente ad Almeria.
Più semplice caricare la moto da cross sul furgone e raggiungere la pista più vicina, per un allenamento che è anche un divertimento. Senza contare che per molti piloti le ruote artigliate sono state il primo amore (Johnny Rea e Andrea Dovizioso i primi due nomi che ci vengono in mente, ma la lista è lunga) e non si tradisce.
L’infortunio è però sempre dietro l’angolo e i rischi, per quanto attenzione si faccia, non si possono mai completamente eliminare. Ieri è stato Valentino a pagarne le conseguenze rimediando traumi a torace e addome e passando la notte in ospedale. Gli era giù successo nel 2010 quando un infortunio alla spalla mentre si allenava con il cross pregiudicò la stagione e lo portò sotto i ferri.
In seguito a quell'episodio, Rossi aveva limitato al minimo gli allenamenti in questa disciplina. Lo scorso anno, a fine stagione, aveva commentato: “amo molto questo sport, ma per noi piloti di velocità è molto pericoloso anche se un ottimo allenamento. Devi praticarlo da giovanissimo per essere abituato”.
È però il classico cane che si morde la coda, perché tutti i piloti, chi più chi meno, a volte scelgono questa disciplina per allenarsi e gli incidenti capitano. Negli ultimi mesi, Mercado aveva saltato le prime gare del mondiale SBK per la frattura di tre costole e una falda di pneumotorace rimediate sulla moto da cross. Rins negli scorsi mesi si era rotto un piede e Barbera una spalla. A gennaio era toccato a Miller con la frattura di tibia e perone ed era rimasto a casa per i test di Sepang, mentre lo scorso settembre Aegerter si era strappato il legamenti della spalla sinistra e aveva dovuto rinunciare al GP di Silverstone.
Come dicevamo, la lista degli infortuni è lunga e Iannone lo scorso agosto rimediò un gran colpo alle costole. Peggio andò a Dovizioso nel 2012, quando si ruppe un clavicola in seguito a una caduta, mentre nel 2015 Marquez si ruppe un dito prima del GP di Jerez, riuscendo comunque a salire sul podio in gara.
In quello stesso anno, invece, sulla pista di Faenza Franco Morbidelli si ruppe tibia e perone e non corse a Silverstone, mentre a novembre Aleix Espargarò saltò i test programmati a Sepang da Suzuki inseguito a una brutta botta alla schiena.
La lista non è logicamente esaustiva e limitata nel tempo, ma rende chiara l’idea di come sia semplice farsi male in allenamento. Questo non significa che i piloti possano evitare di salire in moto al di fuori dai Gran Premi e passare tutto il tempo fra le (sicure) mura di una palestra. Girare in moto è un’esigenza e i rischi, come si dice, fanno parte del mestiere.