Moto Guzzi V7: 3 nuove special... di serie
Si chiamano Carbon, Rough e Milano e declinano in modi diversi la classic lariana: cambia la faccia ma non il cuore
Scritto da Matteo Aglio - Gio, 29/03/2018 - 17:40
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L’aquila si specchia su quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, e Alessandro Manzoni ci perdonerà se la storia che vogliamo raccontare non parla di sposi promessi ma di cilindri e pistoni, con l’aroma di benzina a fare da contorno. Perché a Mandello del Lario non si sarà fatta la storia della letteratura, ma certamente anche quella del motociclismo. Fra pochi anni ricorrerà il centenario da quel 1921 in cui Carlo Guzzi e Giorgio Parodi decisero di piazzare un’aquila su un serbatoio di metallo.
L’azienda, in un quasi secolo di vita, è passata per varie mani e vicende ma dal cancello rosso le moto continuano a uscire. Con una storia del genere, logico che il cavallo di battaglia della Moto Guzzi sia una moto classic, come la chiamano gli esterofili del marketing, per tutti gli altri il suo nome è V7. Giunta alla sua terza edizione in chiave moderna e molto amata sul mercato, è stata lei il 16° modello più venduto in Italia nel 2017, ci dicono con orgoglio.
Oggi arrivano tre nuove versioni della V7, che si chiamano Milano, Carbon e Rough e declinano in diversi modi le possibilità di personalizzazione della 7 e mezzo lariana. Perché il catalogo di parti per personalizzare la V7 è ricco (200 parti, tutte omologate e sottoposti agli identici controlli delle parti di serie) ma in molti chiedevano delle special ‘chiavi in mano’.
La Carbon è l’unico in tiratura limitata: 1921 esemplari (capirete bene il perché) con il numero griffato sulla targhetta sul manubrio. È anche la più cara: 9.990 euro, franco concessionario.
Una moto ‘adulta’ con colorazioni pastello che, per costo, si mette in mezzo alle due sorelle con i suoi 9.040 euro.
La Rough è la più economica gli 8.990 euro richiesti per mettersela in garage.
TRE FACCE, UNA RAZZA - La V7 ha aggiunto tre diversi vestiti al suo guardaroba (rimangono comunque in listino la Stone, la Special e la Racer) ma l’estetica non ha cambiato la sua guida. Il pezzo forte rimane il due cilindri a V di 744 cc capace di 52 CV a 6200 giri e di 60 Nm a 4900. Numeri che non spaventano i neofiti (che comunque per ogni evenienza possono contare sul controllo di trazione) ma che accontentano anche il motociclista smaliziato.
Perché la V7 è una moto da godersi con calma, sfruttando il tiro da mulo ai bassi regimi e, ancora di più, la musica che esce dai due scarichi. È una moto da condurre dolcemente fra le curve con traiettorie tonde, tenendo una marcia in più di quello che pensereste per farsi accompagnare alla prossima svolta, godendosi la piacevole spinta.
La ciclistica è sana, avverte quando si esagera e permette di metterci una pezza. La posizione in sella è comoda e, seppure non sia una macina-chilometri, la V7 permette qualche gira fuori porta, anche in compagnia.
Come detto, tutte e tre le moto si comportano allo stesso modo, avendo medesime ciclistiche e motore. Solo la Rough, con i cerchi a raggi e differenti pneumatici, è leggermente più agile, ma parliamo di inezie.
Fermi al bar per un caffè, potrete poi godervi le tre moto e le loro finiture. I gusti sono gusti, ma ognuno può scegliere la propria preferita e in queste versioni speciali hanno perso molta della (poca) plastica del modello base.
Non ci sono difetti? Al contrario, la V7 ha qualche pecca. Le vibrazioni si avvertono sulle pedane intorno ai 90 km/h in sesta marcia, proprio la sua velocità ideale di crociera. Il freno anteriore, poi, non convince: capiamo la dolcezza alla prima pinzata per mettere a proprio agio i neofiti, ma non la mancanza di mordente anche strizzandolo a fondo. Inoltre gli ammortizzatori posteriori hanno una risposta molto secca nella malaugurata situazione di incappare in una buca in velocità.
Qualche neo che non rovina l'equilibrio di una moto che ha trovato la sua piena maturità e che permettere di rivivere un pezzo di storia italiana, senza bisogno di rispolverare vecchi tomi scolastici.
Per questo test abbiamo utilizzato i seguenti capi di abbigliamento: