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MotoGP, Rivola: “Non mi sento sconfitto, ora il rischio è il Far West”

Aldridge ha cambiato le carte in tavola e la sentenza è stata politica, ma nel prossimo futuro qualcosa verrà fatto per curare l’inadeguatezza del regolamento

MotoGP: Rivola: “Non mi sento sconfitto, ora il rischio è il Far West”

La vicenda del cucchiaio Ducati ha tenuto banco nelle settimane precedenti il GP di Argentina. Tra coloro che hanno aperto la questione c’era Massimo Rivola. Alla vigilia del weekend di Termas de Rio Hondo, l’amministratore delegato di Aprilia Racing ha voluto fare il punto della situazione, dopo che la Corte Federale d’Appello ha confermato la regolarità del 'cucchiaio' Ducati ed il successo di Dovizioso a Losail.

“Più che la sentenza credo sia stato il nostro approccio a fare emergere i limiti riguardo a come sono scritte e applicate le regole. Quello che volevamo raggiungere non era una squalifica della Ducati dopo Losail, ma fare emergere tali problematiche e dire che questi regolamenti non sono scritti e applicati in modo corretto. Inoltre, se permettiamo una rotta diretta verso un mondo incentrato sull’aerodinamica, tutto ciò comporterà un aumento dei costi e amplierà la forbice tra team privati e satelliti”.

Dopo questa decisione dobbiamo aspettarci grandi cambiamenti in MotoGP?

Si spende tanto per raggiungere poco, anche se quel poco può bastare per vincere una gara, tipo quanto accaduto in Qatar tra Dovi e Marquez. Per certi aspetti è bello cercare nelle pieghe del regolamento per ottenere la prestazione, però occhio che questa non è la direzione corretta da seguire”.

Come giudichi tutta questa vicenda?

“Il 19 febbraio abbiamo fatto una richiesta per lavorare in quell’area e ci venne bocciata perché dissero che era legata solo a condizioni di bagnato. In seguito è stata presentata la soluzione della Ducati e nell'appello il direttore tecnico Danny Aldridge ha cambiato le carte in tavola su ciò che aveva scritto e firmato”.

Brivio ha sottolineato l’errore del processo basato sull’intenzionalità.

“Fare un regolamento dove si fa un processo alle intenzioni è sbagliato. Se io ad esempio sto pulendo una pistola e per sbaglio mi parte un colpo è ovvio che lo scopo non era quello di spararmi, ma semplicemente pulire la pistola. Quello che conta però non è l'intenzione, ma il risultato. In tutto questo discorso  la cosa interessante è che tutti e quattro team hanno portato delle analisi con numeri molto simili. Honda, che aveva i numeri più bassi come downforce, non ha montato l’ala, dato che generava carico aerodinamico. Dopo la sentenza rischia però di aprirsi il famoso far west, ovvero ciò che volevamo evitare”.

A questo punto il rischio è che si generino contraddizioni.

“Direi proprio di sì. A livello sportivo ho scritto per 15 anni i regolamenti di F1 e, come mi insegnava Charlie Whiting, bisogna partire da un principio per poi svilupparlo. Se noi vogliamo andare in una certa direzione va bene cercare nella pieghe del regolamento, però questa volta mi sembra una forzatura. Mi spiego meglio”.

Certo.

“La Honda aveva una tripla ala e l'avrebbe potuta utilizzare a Losail, però alla fine non l’ha montata. Nel caso in cui dovesse montarla qua a Termas e dichiarare che la usa perché genera carico, come fa il delegato tecnico a vietarla, se è uguale a quella delle Ducati? Io credo che il nostro scopo sia chiaro, ovvero aver messo a nudo che c’è una debolezza nel regolamento. C’era la possibilità di curare questa inadeguatezza, però non è stato fatto per equilibri politici, ma verrà comunque fatto in futuro. Personalmente mi sento sereno e credo di non aver perso anzi, penso di aver fatto del bene al Motomondiale, con Aprilia che è stata la prima a muoversi. Faccio i complimenti sinceri a Ducati, così come a Dovi e tutti gli ingegneri che hanno pensato a questa soluzione. Non ho nulla contro di loro”.

La Yamaha non l’ha utilizzata. Come lo spieghi?

Prima di partire ho bussato alla porta di tutti e anche loro mi hanno detto che avevo ragione. Yamaha però ha voluto fare un passo indietro, dato che avevano già utilizzato il cucchiaio sul bagnato. Io sarei comunque andato avanti per la mia strada, anche da solo. Alla fine credo che anche i tifosi della Ducati abbiano capito la situazione”.

Aprilia, al pari di Ducati, ha un grande seguito. Lo abbiamo visto anche dalla festa dello scorso weekend.

Non ci aspettavamo oltre 10mila persone al Mugello. Ci siamo resi conto dell’amore verso questo marchio e il Presidente ci ha detto che dobbiamo impegnarci ancora di più, per tutti questi tifosi che coltivano ancora oggi la passione per il nostro marchio”.

A quando la sfida in moto con Albesiano?

“Probabilmente 15 anni fa avrei accettato la sfida, oggi no. La RSV4 è una moto molto bella, che mi ha fatto tornare voglia di guidare. Aspetterò il prossimo track day per provarla. Detto questo il Mugello ci ha fatto aprire gli occhi riguardo quale sarà la strada da seguire”.

Al Mugello abbiamo visto moto che hanno fatto la storia.

Mi piacerebbe avere un reparto dedicato a sistemare le moto del passato, credo che un giorno mi farebbe piacere organizzare una parata per loro. L’obiettivo di Aprilia è quello di far crescere la nostra competitività nel Motomondiale, mostrando di sapere fare il nostro mestiere. Abbiamo un budget che è un quarto dei nostri rivali, ma nonostante ciò non c’è altra squadra che nella nostra stessa situazione riuscirebbe a fare quanto noi”.

Intervista raccolta da Riccardo Guglielmetti

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