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Petrucci: “La Dakar è come correre un Mondiale MotoGP in 10 giorni”

L’INTERVISTA - “Ho una lieve frattura all’astragalo. Non nascondo di avere paura, ma ho anche il coraggio per contrastare un’avventura sovrumana. Sarò poi nel MotoAmerica con Ducati, avevo bisogno di un cambiamento e una nuova esperienza di vita”

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C’è una data sul calendario di Danilo Petrucci cerchiata di rosso: lunedì 27 dicembre. Sarà quello il giorno in cui il pilota ternano partirà alla volta dell’Arabia, dove prenderà parte alla sua prima storica Dakar. Rientrato recentemente a casa per festeggiare le festività natalizie dopo l’ultimo allenamento nel deserto, il portacolori KTM è pronto per la nuova sfida che lo attende.

Un’esperienza unica, imprevedibile, dove non mancano le aspettative per quella che è da considerarsi a tutti gli effetti come un’avventura da affrontare con spirito nomade. Per l’occasione Danilo ci ha voluto dedicare parte del suo tempo per raccontarci le sensazioni in vista dell’appuntamento che scatterà il prossimo 1 gennaio con il prologo di Jeddah.

“Ancora pochi giorni e poi ci siamo – ha esordito Petrucci – con il trascorrere delle ore la tensione sale, però la considero una tensione positiva, dato che mi appresto a fare qualcosa di veramente nuovo e mai provato prima. Il 27 dicembre parto per l’Arabia, di conseguenza ho il tempo per trascorrere il Natale a casa”.

Danilo, se ti dico Dakar, cosa rispondi?
“La Dakar è come fare un Mondiale MotoGP in dieci giorni. Non ci sono soste, scendi dalla moto e risali il giorno dopo. È anche un viaggio, un avventura in un contesto inedito dove ogni giorno succede sempre qualcosa di diverso rispetto a quello prima e lo scenario continua a mutare. Per fare un semplice confronto con la MotoGP: nel Motomondiale la pista è quella, la impari, segui le traiettorie, nel deserto invece cambia tutto nell’arco di poco tempo e devi essere pronto a fronteggiare qualunque tipo di situazione e condizione”.

È anche una corsa contro il tempo?
“Certo! Sei sempre di corsa, devi preparare tante cose e praticamente non dormi mai, dato che alle 4 di mattina sei già in piedi. Se non ricordo male, giovedì 13 gennaio c’è la tappa più lunga,  credo che in quell’occasione sarò in moto per tipo 15 ore (sorride). In tutto ciò, la cosa che veramente ti fa girare le scatole, è che se ti capita un imprevisto del cavolo hai la gara rovinata senza avere una seconda chance. In MotoGP, se hai un problema in prova, nella peggiore delle ipotesi torni in pista nella sessione seguente, qua invece basta un fusibile per finire la corsa”.

C’è paura ad affrontare un’avventura del genere oppure è più grande l’esperienza?
“La paura c’è e non la nascondo, ma al tempo stesso c’è anche il coraggio a contrastarla per disputare questa esperienza sovrumana. Per me sarà una sorta di pellegrinaggio, dove l’obiettivo è arrivare al termine del Raid. Non voglio infatti caricarmi di aspettative, anche perché sarà un qualcosa di completamente nuovo da scoprire giorno per giorno”.

Ho saputo che sei reduce da un piccolo problema fisico dopo l’ultimo allenamento nel deserto. Come stai?
“Purtroppo, due settimane fa, ho preso un colpo alla caviglia, che ha comportato una lieve frattura dell’astragalo. Se questa cosa fosse successa pochi giorni fa sarebbe stato un bel problema. Fatico a spiegare l’accaduto, dato che non sono nemmeno finito a terra. Per farla breve stavo navigando tra le dune e dopo un dosso c’era una sorta di buco profondo un paio di metri. Il problema è che l’atterraggio non era piatto, ma in salita, di conseguenza ho preso una bella botta alla caviglia. Questo inconveniente mi ha fatto aprire bene gli occhi su cosa sia la Dakar e sul fatto che dietro ogni duna non sai mai cosa ci sia ad attenderti.

Danilo, abbiamo parlato di Dakar, ma nel tuo futuro c’è altro. Giusto?
“Come avete scritto tempo fa la proposta del MotoAmerica è vera e sono entusiasta di cimentarmi in questa nuova avventura con Ducati. Al momento non so ancora quale sarà il programma da seguire, tranne che andare a vivere in America a Filadelfia. Direi che questa offerta è arriva al momento giusto dopo un 2021 particolare. Avevo infatti bisogno di un cambiamento, così come di una nuova esperienza nelle Stati Uniti per ricompensarmi di quanto fatto nella mia carriera motociclistica”.

Possiamo quindi confermare che il sogno americano di cui tanto si dice esiste per davvero.
“Esatto, diciamo di sì! Alla fine le corse in pista sono da sempre il mio campo di gara e in questo progetto è coinvolta anche Ducati in prima linea. Sarà un qualcosa di veramente nuovo e sono curioso”.

Danilo un’ultima cosa: voi rispondere alle ultime dichiarazioni di Poncharal?
“No, non rispondo. Anzi sono riconoscente a KTM per tutto quello che hanno fatto e li ringrazio. Tra l’altro adesso avranno Starlacchini e Guidotti a dirigere il team. Mi dispiace non poter lavorare con loro, dato che sono convinto avremmo fatto bene assieme. Con Fabiano e Francesco ho sempre avuto un rapporto magnifico e gli sono grato. Che dire: per poco non ci siamo trovati”.

Danilo, buon Natale e in bocca al lupo per l’avventura nel deserto!

“Grazie per gli auguri e… crepi il lupo! Speriamo di tornare sani e salvi (sorride)”.    

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