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Aprilia Tuareg 660 | Perché Comprarla... e perché no

L'enduro stradale di Noale porta la piattaforma di media cilindrata nel mondo delle 21-18 senza perdere il carattere Aprilia nella guida su strada. Ecco come va, pregi e difetti

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E' nata quasi per caso a metà degli anni '80 e oggi torna per far rivivere il mito della Dakar made in Italy. Aprilia Tuareg 660 riporta la Casa di Noale nell'universo delle endurone stradali e punta a diventare la best-seller del marchio.

Pregi e difetti

Dell'endurina da un ottavo di litro che si vestì da rally bike a metà degli anni '80 è rimasto il nome, il tappo del serbatoio a corona in plastica e qualche richiamo cromatico alla Tuareg 600 Wind, per il resto la adventure di Noale è più che attuale: lo sguardo è affidato al gruppo anteriore Full-Led a tre elementi, il serbatoio da 18 litri è affiancato dai fianchetti che anche su questa dual possono vantare funzione di appendice aerodinamica e il lavoro fatto sul telaio è degno della reputazione che Aprilia si è guadagnata negli anni. Il tubolare in acciaio altoresistenziale e con piastre stampate ha telaietto saldato per aumentare la tolleranza al carico e coperture in plastica che possono essere rimosse per il montaggio delle valige laterali. Da enduro vera anche le sospensioni: forcella a steli rovesciati Kayaba da 43 mm e mono a leveraggi progressivi, entrambi regolabili e con escursione di 240 mm. Sulle ruote da 21 e 18 pollici, che calzano Pirelli Scorpion Rally STR nelle misure 90/90 e 150/70 hanno cerchi tubeless in alluminio e sono frenate da una coppia di dischi da 300 mm con pinze radiali a doppio pistoncino e l'elemento singolo da 260 mm al posteriore.

Il cuore della Tuareg è il bicilindrico da 660 già noto ai più, ma l'operazione di allargamento della famiglia non è stata un semplice trapianto: gli ingegneri Aprilia sono partiti dal nuovo telaio per aumentare i punti di ancoraggio alla struttura, 6, rinunciando alla funzione di elemento portante rispetto alle altre medie di Noale. Cambia anche la posizione dell'unità bicilindrica frontemarcia raffreddata a liquido e con fasatura a 270°: sulla Tuareg il 660 è ruotato all'indietro di 10° per aumentare la verticalità della bancata cilindri, a tutto vantaggio dell'agilità della moto. La Tuareg ha poi alberi a camme con fasatura e alzata diverse, per avere più coppia in basso  condotti di aspirazione dell'airbox allungati, per respirare in alto così da evitare polvere e guazza e anche uno scarico ad hoc che ha una sonda lambda per ognuno dei cilindri. Cambiano anche il radiatore, più grande e a doppia ventola, la coppa dell'olio meno profonda per lasciare più luce a terra, ma con setti anti-scuotimento interni, e la rapportatura del cambio azionabile tramite frizione multidisco in bagno d'olio assistita e antisaltellamento, con 2 denti di pignone in meno e le prime due marce più corte. Lavoro che porta in dote all'adventure di Aprilia 80 CV e 70 Nm da un motore che è già pronto per la normativa Euro 5+ e che grazie all'acceleratore elettronico permette di avere 4 mappe motore, di cui una personalizzabile 

Peso contenuto in 187 kg a secco e luce a terra da oltre 240 mm fanno pensare a una specialistica bicilindrica per pochi, alti ed esperti piloti, e invece è tra le più accessibili grazie alla sella alta 860 mm, quindi adatta anche a chi non è un corazziere ed ha un punto vita molto snello. Le pedane sono vicine al piano di seduta e in posizione ottima per avere la giusta triangolazione anche grazie al largo manubrio, alto il giusto e soprattutto dalla curvatura rientrante verso il pilota. La protezione aerodinamica c'è, non è totale, ma il plexi non regolabile fa il suo anche per i più alti. La strumentazione ha le forme del classico "castello" del roadbook che hanno in dotazione le moto da rally, con il plexi che lo lascia in bella vista, ma quella della Tuareg 660 è una strumentazione moderna: dal TFT da 5" ad alta visibilità si gestisce tutta l'elettronica dell'APRC, selezionare le 3 mappe preimpostate o personalizzare la Individual, ma anche il cruise control. In opzione invece la connettività con lo smartphone. I blocchetti al manubrio sono ben disposti e soprattutto permettono di agire sul traction control direttamente dalla schermata principale. L'elettronica c'è ed è ben tarata, con la possibilità di regolare la potenza, l'intervento del freno motore e del controllo di trazione. L'impianto frenante è assolutamente adeguato e risponde bene: Si nota però, più sulla scheda tecnica che nella guida di tutti i giorni, l'assenza del Cornering ABS.

La cosa che spicca di più una volta in compagnia della Aprilia Tuareg 660 è la capacità di nascondere il suo cerchio da 21" per regalare sensazioni da crossover col 19". Rotonda nei cambi di direzione, stabile in percorrenza di curva e anche disinvolta nel tradurre la strada all'avantreno. Se non fosse per la naturale morbidezza del reparto sospensioni, con conseguenti trasferimenti di carico avvertibili, ci si potrebbe dimenticare che la Tuareg è stata concepita per essere una Dual dura e pura. Il motore fa il resto al capitolo divertimento: docile ai bassissimi, vivace dopo i 5.000, aggressivo quando si arriva sulla parte alta del contagiri. Il carattere è inconfondibilmente Aprilia, nonostante rispetto alle sorelle pari cilindrata manchino una ventina di cavalli. Il bicilindrico non risulta mai nervoso, anche quando fa capire a chi lo guida che di birra ancora ce n'è in abbondanza, ma stupisce per l'elasticità con cui riprende vigore tanto nel traffico quanto nell'uscita del tornante. A 130 orari in sesta tocca i 6.000 giri e anche nei consumi sa il fatto suo, con una media vicinissima ai 20 km/litro della nostra prova. E se la sensazione è quella di trovarsi davanti ad una moto matura sin dal suo esordio lo si deve anche all'elettronica: le mappe motore sono ben calibrate, con la Explore buona per tutte le occasioni, il traction control ha modalità di intervento educatissime e in generale si percepisce che la piattaforma APRC sia ben rodata e soprattutto plasmata a misura di Tuareg.

In fuoristrada gli enduristi rodati potranno notare un maggiore sforzo per alzarsi in piedi rispetto a moto con la seduta più alta, o un'ergonomia perfettibile del manubrio nella guida fuoristradistica più intensa, ma il giudizio, una volta messe le ruote sui sassi, non può che essere generoso: la Tuareg è facile per tutti, permette di passeggiare su strade bianche quanto di bersi ostacoli di ogni tipo nei tracciati impegnativi. Rimane sempre leggera e intuitiva, non richiede muscoli d'acciaio per alzare il ritmo e soprattutto non tradisce mai la fiducia di chi la guida. La mappa Off-Road esclude traction control e ABS al posteriore, ma la connessione tra manopola e motore non si perde e la messa a punto del motore fa il resto: tanta coppia per uscire dalle situazioni scomode e 80 CV che sanno essere docili ma comunque presenti. La frenata è dolce al primo attacco, come in off-road deve essere, ma poi dimostra di sapere il fatto suo. E le Pirelli Scorpion Rally STR si dimostrano una garanzia.

Quanto costa

Aprilia Tuareg 660 è disponibile nei concessionari a partire da 11.990 euro nelle colorazioni Martian Red o Acid Gold. Servono 700 euro in più per la colorazione Indaco Tagelmust.

 

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