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MotoGP, GP del Sachsenring: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Il sogno di Marquez al Sachsenring si trasofrma in un incubo, i nuovi eroi sono i cavalieri della Ducati con Martin e Bagnaia che la portano sulla luna

MotoGP: GP del Sachsenring: il Bello, il Brutto e il Cattivo

C’era una volta il Sachsenring, dove vincevi solo se ti chiamavi Marc Marquez. Un luogo idilliaco, pieno di anelli per il giro veloce e birra fresca dopo una vittoria. La favola è finita, è iniziato l’incubo e anche il campione spagnolo ha dovuto capire che non è più tempo per fare l’eroe.

Il suo posto è stato preso dai cavalieri della Ducati, ordine fondato da re Dall’Igna che al posto della tavola, preferisce le forma rotonda delle ruote. Il Santo Graal non l’ha ancora trovato, ma i suoi uomini hanno portato al castello di Borgo Panigale molte coppe. Si può brindare comunque.

IL BELLO – Uno voleva tornare alla vittoria, l’altro non interrompere la striscia positiva. Il risultato sono stati 30 giri in cui Martin e Bagnaia hanno spiegato che la Ducati è un missile, ma che sono loro due sanno portarla sulla luna. Ha vinto Jorge per un battito ciglia, dopo sorpassi, pieghe al limite della fisica e anche un contatto. Preparate i popcorn per le prossime gare. 

IL BRUTTO – Non c’è limite al peggio, in Honda dovrebbero averlo capito. Sparare sulla Croce Rossa è inutile e del resto bastato i giapponesi per fare harakiri. Tecnico s’intende, ma le botte le prendono i piloti, con un box che assomiglia a un’infermeria. Se anche Marc Marquez si arrende, la situazione è grave.

IL CATTIVO – Quando un pilota con la gomma media contro un pilota con la gomma media, il pilota con la gomma morbida perde. E non è neppure troppo lungimirante. Spiegatelo a Quartararo e Aleix Espargarò, autori di un azzardo dettato dalla disperazione. Quando si parla di Yamaha è anche comprensibile, per l’Aprilia meno. Aggiungiamo il motore flambé di Vinales e il fatto che la prima RS-GP al traguardo è quella dell’acciaccato Oliveira e i conti sono fatti, con risultato in negativo.

LA DELUSIONE – In qualifica sembrava guidare una Moto2 tanto era stato veloce, poi allo scoccare delle 11 della domenica, l’incantesimo è finito. Come Ayumu Sasaki sia riuscito a perdere una gara che sembrava avere vinto già il giorno prima non è dato a sapere. Staff di scienziati ed esperti del paranormale sono al lavoro, difficile che anche loro possano trovare una risposta.

LA CONFERMA – Con quella barba bianca, a Gigi Dall’Igna manca solo un cappello a punta per sembrare uno stregone. Alle ali di pipistrello e alle code di lucertola preferisce i numeri, ma la magia riesce a farla comunque. Ha due ruote e va veloce. Si chiama Desmosedici, la ricetta è segreta, ma funziona. Lo garantisce la classifica.

L’ERRORE – Mettere un po’ di arancione in mezzo al rosso non è facile, Miller ci è riuscito, Binder ci ha provato. Apprezziamo lo sforzo, meno il ruzzolone.

LA SORPRESA – Il gemello Can aveva vinto nella gara del debutto, Deniz ha dovuto aspettare la numero 63 per riuscirci. La perseveranza ha pagato e ora nella casa della famiglia Oncu ci sono due coppe.

IL SORPASSO – C’è un pari merito. Fra quello doppio di Martin alla penultima curva su Miller e Bagnaia e quello di Zarco nella discesa su Binder. Scegliete voi, meritano entrambi.

LA CURIOSITA’ – Il nome di Hans-Georg Anschidt potrà non dire tanto per molti, ma è la nuova Leggenda della MotoGP. Il tedesco ha vinto 3 titoli mondiali nella classe 50 dal 1966 al 1969. Cosa di ricorda della sua piccola Suzuki? “Era fatta principalmente in titanio con un telaio in alluminio, il motore aveva cilindri e 14 marce, con l’unico regime utile tra i 17.500 e i 18.000 giri”. Elettronica? Non pervenuta.

IO L’AVEVO DETTO – Al Sachsenring il principale rivale sarà Marc Marquez” la previsione di Bagnaia. Non aveva tenuto conto della Honda.

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