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SBK, Razgatlioglu: “Ho pensato che la mia carriera sarebbe finita nel 2018”

“La SBK era il sogno di Kenan, non il mio. Non ero particolarmente veloce e pensavo che dopo quell'anno avrei chiuso con le moto e sarei tornato in Turchia a lavorare con mio fratello”

SBK: Razgatlioglu: “Ho pensato che la mia carriera sarebbe finita nel 2018”

Solo cinque appuntamenti separano Toprak Razgatlioglu da un nuovo capitolo della sua carriera, segnato dal passaggio in BMW nel 2024. Ma prima di iniziare a pensare a queste ultime gare di campionato, e alla nuova avventura che lo aspetta, il 26enne nato ad Alanya si è raccontato a cuore aperto nel podcast “Chasin' the Racin'”, svelando alcuni retroscena della sua carriera.

“Credo di aver imparato a fare gli stoppie quando avevo nove o dieci anni. Ero molto giovane e ho imparato a usare il freno posteriore per impennare quando avrò avuto sette o otto anni. Avevo una Yamaha PW 80, che non ha il freno a disco, e ho imparato con quella. Non è stato facile - ha raccontato Toprak a Dom Herbertson e Joe Akroyd - Ho iniziato a correre quando avevo tredici o quattordici anni, mentre prima mi dedicavo solo a qualche spettacolo di stunt con mio padre e al motocross, dove ho corso classe nelle classi 50cc, 65cc e 85cc. Avrò avuto dodici anni quando sono passato alla velocità su pista, saltando direttamente da una 85cc a una 600cc, con l’aiuto di mio padre. Due anni anni dopo correvo nel campionato turco e da lì sono approdato nella R6 Cup tedesca”. 

Un percorso plasmato sulle orme del mentore Kenan Sofuoglu, il cui impatto sulla vita di Razgatlioglu è stato evidente sin dagli esordi.  

“Ho seguito lo stesso percorso di Kenan perché non conoscevamo un’altra strada. Il primo anno non è andato molto bene, ma il secondo è stato un netto passo avanti - ha ricordato il turco - In Turchia ero competitivo perché il livello era basso, ma poi in Europa è stata tutta un’altra cosa. Non ero particolarmente veloce, ho fatto giusto qualche podio, e conclusa la stagione ho tentato la Rookies Cup. Lì ho conquistato una vittoria e qualche podio, ma non è stato semplice per me, perché le moto erano piccole e io ero alto, così Kenan mi ha portato all’ultima gara del campionato Europeo Superstock 600 a Magny-Cours. Ho vinto la corsa, facendo piangere tutta la squadra perché non erano mai andati oltre il 15° posto. Da lì è cominciata la mia carriera, con la firma con Puccetti per il 2015”.

Una tappa fondamentale quella tra le fila del team di Manuel Puccetti, con cui Razgatlioglu ha debuttato in Superbike dopo tre stagioni tra Superstock 600 e 1000.

“I due anni successivi ho corso in Stock 1000 perché il mio sogno era quello di gareggiare in Supersport con Kenan, ma il suo era quello di portarmi in Superbike. Avevamo sogni diversi, ma ho acconsentito al passaggio in SBK perché non avevo un’altra scelta. Sono felice di averlo fatto, perché adesso sono Campione del Mondo - ha chiosato Toprak, lieto del percorso intrapreso - Penso che la 300 sia una buona categoria e forse non c’è bisogno di una Superstock 600, ma servirebbe una 1000cc per imparare a guidare quella cilindrata prima di salire in Superbike. Sono stato molto fortunato ad approdare nella STK1000 e a imparare il giusto stile. Adesso quella categoria non c’è più e penso sia un male per le nuove generazioni”. 

Pur essendosi fatto le ossa con due stagioni tra le 1000cc, l’approdo nel Mondiale SBK non è stato dei più semplici per l’allora pilota Kawasaki, arrivato addirittura a credere che il debutto in Top Class avrebbe messo fine alla sua carriera.

“Nel 2018 non avevo ancora lo stile che aveva Rea, perché in Superbike devi rialzare subito la moto per accelerare bene e io stavo ancora imparando. Ho pensato che la mia carriera sarebbe finita lì perché non ero particolarmente veloce - ha ammesso - Finivo le gare tra la tredicesima e la decima posizione e non ero felice, volevo lottare per la Top 5. Ho pensato che sarebbe quella sarebbe stata la mia ultima stagione e poi sarei andato a lavorare con mio fratello nel negozio di moto che abbiamo in Turchia. Credevo che avrei smesso con le moto, ma a Donington ho centrato il mio primo podio con la Kawasaki, chiudendo secondo davanti a Johnny. Sono tornato sul podio in Argentina e nel 2019 ero un Toprak completamente diverso, ho conquistato altri podi e vinto a Magny-Cours”.

Lasciata la Ninja dopo due stagioni, a Razgatlioglu sono servite diverse gare per iniziare a credere nel potenziale della R1, che ha portato al titolo nel 2021.

“Nel 2020 eravamo partiti bene, ma poi siamo calati un po’, mentre il 2021 è stato il primo anno in cui ho creduto davvero nella mia moto. Prima continuavo a dire a Kenan che la R1 non era pronta per il titolo, ma lui mi ha sempre risposto che era la miglior moto del paddock e alla fine ci ho creduto anch’io - ha spiegato Toprak - Non è stato un anno semplice perché la lotta per il titolo è rimasta aperta fino all’ultima gara, ma alla fine abbiamo vinto. Sognavo di vincere il Mondiale ed è stato molto importante per me, perché mio padre ha lavorato ogni giorno per renderlo possibile. Non avevamo soldi quando sono andato in Germania per la R6 e dovevamo noleggiare la moto per gareggiare, prima di ogni appuntamento. Alla fine ce l’abbiamo fatta, ma lui non ha potuto vedere la mia vittoria, perché è morto nel 2017”.

All’apparenza sempre calmo e imperturbabile, il 26enne ha raccontato di aver vacillato in un paio di occasioni, in quel tesissimo ultimo weekend in cui si è laureato Campione.

“Non ero particolarmente stressato prima dell’ultima gara, perché sapevo che se fossi arrivato secondo avrei vinto il titolo. Mercoledì notte però non sono riuscito ad addormentarmi prima delle 03 del mattino, perché continuavo a pensare a come avrei dovuto festeggiare nel caso in cui avessi centrato il Mondiale. Se era meglio uno stoppie o un’impennata - ha rivelato Razgaltlioglu - Avevo discusso con Kenan della tuta dorata, ma non aveva voluto mostrarmela prima della vittoria. Avevo un caldo assurdo con quella addosso perché era cromata ed eravamo in Indonesia. Ho aperto la zip prima di salire sul podio, ma Kenan me l’ha richiusa perché secondo lui faceva un brutto effetto. Non è stato semplice festeggiare così, pensavo di svenire.

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