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MotoGP, Johann Zarco, un salto nel buio: la sfida in Honda del re del backflip

Il due volte iridato da quando è passato in MotoGP, ha provato tutte le moto: Suzuki, Yamaha, KTM, Honda  ed infine Ducati. Ha persino indispettito Valentino Rossi, che lo accusò per la sua guida aggressiva. Ma la sfida più grande deve ancora arrivare

MotoGP: Johann Zarco, un salto nel buio: la sfida in Honda del re del backflip

Confessiamolo: ci avrebbe fatto piacere, tanto piacere, rivedere il backflip con il quale suggellava le sue vittorie in Moto2. Sono state 15, con due titoli mondiali e l'impressioni che ne avemmo era che ci trovavamo di fronte non solo ad un eccellente pilota, ma anche ad un bel personaggio.

Non è che prima di arrivare alla maturità avesse fatto sfracelli, eh: un successo in Moto3, in Giappone e sei podi complessivi con Aprilia e Derbi però se li era regalati.

Approdato in Moto2 nel 2012 aveva avuto un avvio lento, ma già l'anno successivo era salito sul podio due volte. Fino all'esplosione del 2015 e 2016 ed un bottino complessivo, come dicevamo di 15 vittorie e ben 30 podi.

Nel passaggio alla MotoGP, poi, fece addirittura incazzare Valentino Rossi che lo oltraggiò con la frase "quello lì non sa guidare" perché Johann era oltraggiosamente coraggioso e arrembante. E fu allora che sperammo di rivedere in tempi brevi il suo backflip.

Invece da allora sono stati solo tanti piazzamenti sul podio: 10 secondi posti e 5 terzi. Cambiando addirittura quattro moto: dal primo test sulla Suzuki all'approdo in Yamaha sino alla decisione di andare in KTM, con relativo e quasi immediato divorzio nel 2019, ufficializzato proprio al Red Bull Ring.

Da lì un test con la Honda LRC e poi l'approdo, grazie al ripescaggio di Gigi Dall'Igna, in Ducati, dove è stato un protagonista, ma mai tanto da convincere la casa bolognese a credere fermamente in lui. Nonostante dopo Michele Pirro, sia stato probabilmente il pilota a cui Dall'Igna si sia affidato maggiormente per le sue invenzioni e l'ultimo ad abbandonare alcune soluzioni lente a funzionare.

Nel frattempo, senza la possibilità di esibirsi in quei salti mortali all'indietro, Johann si è un po' intristito, trasformandosi nel chansonnier di Paolo Campinoti, grazie al suo orecchio musicale. Un Aznavour convincente, un po' triste come Charles, ma indiscutibilmente bravo. Fosse stato un po' più estroverso, Zarco, sarebbe uno dei migliori personaggi del paddock, oltre ché uno dei piloti più bravi. Ma Johann è anche un ragazzo incredibilmente discreto ed educato. Riservato, senza mai essere però moscio. Perché quando è il caso o l'occasione il francese dice sempre la sua senza peli sulla lingua in un italiano impreziosito dalla tipica pronuncia morbida della sua terra.

Ormai è ufficiale che la prossima stagione sarà nuovamente alla guida della Honda LCR nel team di Lucio Cecchinello, anche se a noi farebbe veramente piacere vederlo nella squadra ufficiale, con la divisa Repsol, perché se lo merita. E non sfigurerebbe visto che, come da tradizione, l'HRC in MotoGP ingaggia solo piloti titolati.

Ha accettato un biennale - speriamo senza opzioni - perché non aveva voglia di passare, nel 2025, in Superbike, come gli offriva la Ducati. E non ci vediamo niente di esecrabile in ciò. Ognuno insegue le proprie passioni e relativi obiettivi. Quello di Johann Zarco e di farci un altro backflip. E noi glielo auguriamo con convinzione.

Io sono un istrione
Ma la genialità è nata insieme a me
Nel teatro che vuoi
Dove un altro cadrà, io mi surclasserò

Je suis un cabotin dans toute sa splendeur
Je suis né pour jouer
Donnez-moi un tréteau minable et sans chaleur
Je vais me surpasser

(C. Aznavour)

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