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SBK, Bulega campione: è arrivato Godot!

A 16 anni l’avevano indicato come l’erede di Valentino: pompato e sovraesposto mediaticamente, Nicolò si è ritrovato a portare pesi i cui muscoli non erano allenati a sostenere. Il paddock delle derivate gli ha restituito quel sorriso che aveva perso, rilanciandolo dopo il Motomondiale

SBK: Bulega campione: è arrivato Godot!

Ci sarebbe quasi da scomodare il grande avvocato Giovanni Agnelli, quando nel 1999, durante una intervista, disse: “Alessandro Del Piero mi ricordava Pinturicchio. Adesso è Godot.” La frase dell’avvocato era riferita al momento che stava vivendo il numero 10 bianconero, alle prese con il grave infortunio al ginocchio e con quella speranza che tornasse ai livelli di prima per cui si era fatto conoscere.

Il Godot citato dall’avvocato richiama ovviamente l’opera di Samuel Beckett, "Aspettando Godot". Una commedia volta a simboleggiare quell’attesa verso un qualcosa che si prolunga all’infinito, come se mai volesse arrivare. L’attesa è quella che per certi versi ha accompagnato Nicolò Bulega una volta sbarcato nel Motomondiale dopo la vittoria del CEV Moto3.

Un pilota giovanissimo, di soli 16 anni, diventato nell’arco di breve tempo fenomeno mediatico a tal punto da ritrovarsi pure l’etichetta di erede di Valentino Rossi, visto lo stretto rapporto che lo legava al Dottore. Il tutto come se ci fosse la necessità di un passaggio di consegne anticipato per aprire nuovi orizzonti a livello mediatico e non solo.

Peccato che quell’etichetta si sia rivelata una sorta di arma a doppio taglio: se da una parte Bulega ha catturato da subito gran parte dei riflettori, dall’altra il tempo gli ha fatto capire quanto fosse difficile da sostenere il peso di un simile marchio, i cui muscoli non erano ancora allenati e formati.

Il podio di Jerez con sorpasso all’ultima curva e il primo anno di Moto3 restano forse i momenti da incorniciare della sua avventura nel Motomondiale prima che la stella si iniziasse a spegnersi lentamente.

Con il passaggio in Moto2, colui che era considerato come una sorta di predestinato si è ritrovato a vivere il momento più critico e buio della sua carriera, dentro e fuori dalla pista. I risultati che non arrivavano alimentavano polemiche e critiche che ancora oggi Bulega ricorda: “Andavo alle gare che ero triste e non vedevo l’ora di tornare a casa – ci ha detto in più occasioni – l’ultimo anno nemmeno più avevo voglia di uscire a cena per una pizza”.

È stato forse quello il momento più basso della sua carriera, che per molti sembrava simboleggiare la via del tramonto di questo ragazzo proveniente da Montecchio Emilia. Una volta toccato il fondo non resta però che iniziare a risalire ed è questo che Nicolò ha fatto. Affiancato dal suo nuovo manager Alberto Martinelli e dall’inseparabile compagna Camilla, Bulega ha capito fosse arrivato il momento di dare una svolta. Una svolta che portava il nome di SuperSport.

Nel paddock delle derivate Nicolò non ha trovato solo una Ducati, ma un ambiente più disteso nonché formato famiglia. Quel clima di serenità di cui aveva bisogno e che gli ha consentito di ripartire passo dopo passo grazie alla fiducia di Serafino Foti e Stefano Cecconi. Lui non lo sapeva, ma il meglio doveva ancora arrivare.

Dopo una stagione in cui ha dovuto prendere le misure della sua V2 e di una categoria a lui sconosciuta, il 2023 si è rivelato l’anno della sua consacrazione nella classe di mezzo. In pista Bulega è un rullo compressore a tutti gli effetti tanto da recitare un copione a parte. Aruba lo premia con la promozione nel team ufficiale al posto di Rinaldi in Superbike e per finire ecco la ciliegina sulla torta con il titolo iridato: il primo per lui, il primo per la Rossa in una SuperSport rinnovata.

Dopo anni d’attesa, finalmente Godot è arrivato. Qui le sue parole nella nostra LIVE (ultimi 20 minuti).

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