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Suppo: "Marquez in Ducati? La MotoGP diventerà ancora di più un monomarca"

"Fossi l'organizzatore del campionato, mi preoccuperei. Gli altri piloti dovranno vivere il suo arrivo come uno stimolo. Dall'Igna in Honda? Avrei fatto qualcosa di meno eclatante, ai giapponesi servono ingegneri europei se si fidano di loro"

MotoGP: Suppo:

Livio Suppo ha vinto con Ducati, con Honda ed era sulla buona strada per farlo anche con Suzuki, se non si fosse ritirata. È l’uomo giusto con cui parlare della decisione di Marquez di lasciare Tokyo per accasarsi a Borgo Panigale, con tutti i pro e contro che questa sua scelta porta con sé. Il manager torinese li analizza punto per punto.

Livio, tu eri fra quelli che pensavano che Marquez sarebbe andato o rimasto?
Ho creduto, e sinceramente anche sperato, che Marc rimanesse in Honda. Mi immaginavo che se le concessioni alle Casi giapponesi fossero stati tali per cui lui si sentisse sicuro che potessero recuperare terreno più velocemente, allora avrebbero aiutato Honda a tenerlo. Forse era un ragionamento troppo macchiavellico (ride)”.

Non ti aspettavi che Marquez se ne andasse?
Dal suo punto di vista non mi stupisce questa sua scelta che può essere vista in due modi, a seconda che tu sia un suo tifoso o un suo detrattore. Può essere vissuta come coraggiosa perché rinuncia a una moto ufficiale andando su una satellite vecchia di un anno pur di tornare a divertirsi, mentre dall’atra parte si può pensare che non abbia avuto riconoscenza nei confronti di una Casa che lo ha fatto vincere tanto. Dipende molto dalla simpatia o dall’antipatia nei confronti del personaggio. Oggettivamente, Marc ci ha provato, ce l’ha messa tutta, è caduto tanto e probabilmente era arrivato a un punto in cui voleva tornare a essere competitivo, anche perché gli anni passano. Lo capisco”.

"Trattenere un pilota che vuole andarsene è un male per entrambi"

Capisci anche il punto di vista della Honda? Non avrebbero potuto puntare i piedi avendo un contratto firmato fino alla fine del 2024?
Nel comunicato c’è scritto che hanno una raggiunto consensuale, può anche voler dire che abbiano trovato un accordo economico. Credo che se un pilota non ha più voglia di correre con la tua moto, sia inutile trattenerlo perché fai del male a entrambi. Un Marquez che non ci crede è un danno di immagine per la Honda. I giapponesi quando sono sotto pressione gestiscono male la situazione, forse alla fine per loro è meglio così perché potranno cercare di fare crescere la moto con meno tensione mediatica e quindi lavorando più tranquillamente”.

La sua squadra non potrà seguirlo a quanto sembra, questo ti stupisce?
Molto, ero convinto che fosse una di quelle cose che lo facesse decidere di non andarsene. Marc ha detto che è stata una decisione sofferta e penso che sia stato quello il motivo. Capisco che in questo momento la sua priorità sia avere una moto competitiva e se per averla devi rinunciare alla tua squadra, allora speri che magari fra un anno sarai in una posizione diversa per poterla riprendere con te. Alla fine, è quello che aveva fatto nella stagione di debutto in MotoGP: lui avrebbe voluto tutta la sua squadra della Moto2, noi invece nessuno, il compromesso fu l’arrivo di Santi Hernandez. Poi, quando stava vincendo il Mondiale, si impose”.

"La MotoGP rischia di diventare un monomarca Ducati, Marquez in KTM sarebbe stato più interessante"

L’ingresso di Marquez in Ducati romperà tutti gli equilibri?
Tutti dicono che nel 2025 andrà in KTM, ma io non lo darei per scontato, credo che lui voglia dimostrare di essere ancora competitivo e poi mettersi sul mercato. Se avesse già firmato con KTM, cui prodest? Solo agli appassionati che potranno vedere Marc andare forte. Il punto è che se alcuni lamentano già ora una strapotere Ducati, il prossimo anno potrebbe essere superiore. Sicuramente i tifosi saranno contenti di capire se i piloti oggi più forti sulla Desmosedici lo siano veramente o se verranno battuti da Marc. È una cosa che aumenterà l’interesse nei confronti del campionato, ma da un punto di vista più globale questo mette le altre Case nelle condizioni di fare fatica a stare nei primi 10. Se pensi a 8 Ducati, a 2 o 3 KTM, all’Aprilia che è fortissima in alcune piste, il prossimo anno Quartararo rischierà di non riuscire ad andare a punti, quando la scorsa stagione si giocava il Mondiale. Fossi nell’organizzatore sarei preoccupato, gli equilibri si stono spostati troppo”.

Avrebbe avuto più senso concedere a KTM un terzo team in cui fare correre Marquez e Acosta?
Non so se sia stato Ezpeleta a bloccare l’operazione o se non siano riusciti a far sì che il team Gresini, in scadenza di contratto con Ducati, passasse a KTM. È stato comunque un errore nella gestione del campionato, perché così facendo Ducati e KTM avrebbero avuto 6 moto a testa e Marquez su una KTM avrebbe reso ancora più interessante il tutto.

Immaginati alla guida di Ducati: Marquez è un pilota che si prende a prescindere?
Dall’Igna ha preso una moto che era il brutto anatroccolo della MotoGP e ora, pur di guidarla, un 8 volte campione del modo ha deciso di lasciare l’HRC: dal suo punto di vista è una soddisfazione pazzesco. Capisco che lo sia per i tecnici, dal punto di vista del marketing è un’ottima operazione, però se alcuni dicono che la MotoGP sia un monomarca Ducati, il prossimo anno lo sarà ancora di più. Almeno che KTM non faccia un missile, Binder faccia un ulteriore passo in avanti e Acosta non sia una specie di Marquez, capace di vincere al debutto. C’è da augurarsi che siano competitivi, altrimenti sarà un dominio totale Ducati”.

Crutchlow ha detto che con Marquez in Ducati tutti gli altri piloti possono stare a casa.
Conosciamo Cal, è un personaggio che manca alla MotoGP. Io credo che, se la prenderanno nel modo giusto e cioè come uno stimolo per dimostrare che anche sulla stessa moto possono batterlo, sarà un’ottima opportunità per zittire chi dice che vincono solo perché hanno la Ducati. Il problema può diventare un’opportunità”.

"Le Case giapponesi devono prendere esempio da Suzuki: aveva fiducia nei tecnici europei"

Dall’Igna ha ammesso di essere stato cercato da Honda. È un segno di debolezza o di voglia di cambiare da parte dei giapponese?
È una cosa atipica e, se fatta per tenere Marquez, il momento è stato sbagliato. Anche ammesso che Gigi avesse accettato, non ha la bacchetta magica e avrebbe comunque impiegato un po’ di tempo a rendere competitiva la Honda. Io credo che Suzuki sia stato l’esempio di come le Case giapponesi dovrebbero lavorare in questo momento. Quando ero arrivato lì, avevo notato grosse differenze rispetto a HRC, perché avevo trovato tecnici europei molto preparati e ingegneri giapponesi che davano loro retta. Li ascoltavano, una cosa che mi sembra ora che Honda manchi. Mi ricordo che impiegai un anno per convincere Nakamoto a prendere Filippo Tosi per risolvere i problemi con il software unico in tempi brevi. Quando arrivò, all’inizio fu difficile per loro fidarsi di lui. Più che prendere un Dall’Igna, che anche mediaticamente sarebbe ingombrante, avrei fatto qualcosa di meno eclatante o sostanziale. Come prendere persone che lavorano in Aprilia, Ducati e KTM per creare un gruppo, a patto di poi dare loro retta. In Suzuki funzionava così e lo scorso anno era la moto giapponese più competitiva”.

Honda rimane il primo costruttore motociclistico al mondo, quello che sta succedendo le servirà da lezione per una rivoluzione?
Faccio fatica a rispondere perché non conosco le persone attuali. La Honda di Nakamoto era tornata a vincere dopo anni di risultati non all’altezza del suo blasone, con lui in poco tempo era tornata a dominare. Fino al 2019 Marquez era riuscito ancora a metterci una pezza, ma l’evoluzione tecnica degli ultimi 3 anni ha portato al fatto che il pilota ora possa fare meno la differenza. È stato un processo così veloce che ha colto i giapponesi impreparati”. 

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