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MotoGP, Pol Espargaró: “Ho le farfalle nello stomaco: è più un addio che un arrivederci”

“Se dovessi essere a posto fisicamente potrei pensare a un ritorno, ma adesso no. Ci sono tanti giovani e le moto sono stressanti da guidare. Gli infortuni? Non è un caso che non ci sia stata nessuna gara con la griglia al completo”

MotoGP: Pol Espargaró: “Ho le farfalle nello stomaco: è più un addio che un arrivederci”

Non sarà un finale di stagione come tutti gli altri per Pol Espargaró, che a Valencia si prepara a salutare il paddock del Motomondiale dopo diciassette anni, di cui dieci trascorsi in MotoGP, per iniziare un nuovo capitolo della sua carriera. Un percorso che comincerà con un anno in veste di collaudatore e pilota di riserva della KTM, dopo un ultimo ballo in sella alla RC16 tinta di rosso del team GasGas Factory Racing Tech3. Tante le emozioni che si trova a dover metabolizzare Pol, alla vigilia di un fine settimana completamente diverso da quelli vissuti sin ora.

“Sì, fa un po’ più fresco la mattina - ha provato a sdrammatizzare il catalano con una battuta - Ho le farfalle nello stomaco, un po’ di più per alcune cose un po’ meno per altre. Tipo dal punto di vista tecnico non ne ho molte, perché questo non è luogo dove posso guidare come voglio. Mentre il Qatar, ad esempio, è qualcosa di unico per via dei riflettori ed è una cosa di cui non tutti hanno la possibilità di godere. In ogni caso, questa è l’ultima gara ed è probabilmente la mia ultima gara da titolare in MotoGP , quindi è sicuramente speciale”.

Il 32enne catalano non vuole che le sue emozioni prendano il sopravvento, ma non esclude di versare qualche lacrima nel corso del weekend.

“Non sono uno che si trattiene normalmente, lascio fluire le mie emozioni e sarebbe naturale se dovesse succedere che pianga con i miei meccanici e la mia squadra. Corro qui ormai da più di 15 anni. Si tratta di quantitativo di gare enorme e pazzesco e un’esperienza che ho vissuto molte volte volte qui a Valencia, visto che è l’ultima gara della stagione ormai da tanti anni - ha commentato - Può succedere, ma non voglio che questo fine settimana sia dettato dai miei sentimenti. Cercherò di essere il più ‘meccanico’ e professionale possibile e fare tutto ciò che va fatto. In più, credo di poter performare bene qui. È un circuito che mi piace e dove sono veloce. Mancherebbe giusto un po’ di pioggia per ripetere il podio con la KTM, in ogni caso voglio godermi il weekend”.

L’incidente sofferto a inizio anno a Portimao ha lasciato un grosso segno sulla stagione e sulla carriera di Polyccio, conscio che questa potrebbe essere la sua ultima apparizione in MotoGP da titolare.

Come pilota a tempo pieno, penso che questo sia più un ‘addio’ che un ‘a presto’, ma non si sa mai. Se c’è una cosa che ho imparato in questo paddock è che non sai mai cosa succederà nel tuo futuro, perché le cose cambiano molto rapidamente. Quello di cui sono certo però è che sarò quello che lo sceglierà - ha affermato l’alfiere KTM - Adesso non sono a posto fisicamente. Forse tornerò al mio abituale stato di forma dopo la riabilitazione che ho programmato per questo inverno, ma al momento non lo sono. Il livello della MotoGP è elevatissimo, ci sono tanti giovani che arrivano con energia e talento e io non voglio stargli in mezzo. Se sentissi di essere OK dal punto di vista fisico, e dovesse presentarsi una possibilità, allora potrei pensarci su. Ma al momento no, perché non sono quello che vorrei essere”.

Nonostante abbia poco più di trent’anni, il minore dei fratelli Espargaró vanta una lunga esperienza nella classe regina del Motomondiale. Ed è proprio in virtù delle conoscenze acquisite in questi anni, che ha spiegato quale aspetto tecnico vorrebbe poter cambiare del campionato.

Non porterei così avanti l’aerodinamica - ha ammesso - All’inizio nessuno si aspettava che sarebbe stata un argomento così importante, altrimenti certe cose non sarebbero state permesse su queste moto e non avremmo raggiunto il punto in cui siamo adesso. Le risorse che vengono investite in quest’area sono cospicue e aumenteranno nel corso degli anni, perché è l’aerodinamica ciò che aumenta la velocità massima delle moto, ne migliora l’accelerazione e il modo di curvare e fermarsi, piuttosto che il motore o il telaio. È un argomento talmente vasto che forse sarebbe stato meglio per la competizione se fosse stato detto di ‘no’ fin dall’inizio”.  

Le MotoGP di oggi, del resto, sono diventate molto più pesanti e difficili da guidare rispetto a quelle del 2014, anno del suo esordio in MotoGP.

“Quando ho cominciato a correre ero in Yamaha con la moto meno fisica dello schieramento e posso dirvi che andavo in palestra un paio di volte a settimana. Uscivo, andavo a divertirmi, non è che mi allenassi propriamente. Ho iniziato ad essere molto professionale in KTM. Ho preso le cose in maniera molto più seria, ho cambiato dieta e ho iniziato ad allenarmi duramente e questo mi ha aiutato a performare e ad essere più costante nell’arco della mia carriera in MotoGP - ha raccontato Pol - Adesso però, più che fisica, la moto è proprio stressante. Devi attivare e disattivare tante cose mentre stai guidando, anche in un solo giro. Questo rende tutto molto stressante e in più bisogna sommarci due gare a weekend e il programma che affatica tanto il corpo dal punto di vista psicologico, piuttosto che fisico”.

Un carico non indifferente da sopportare, soprattutto su un lungo periodo. Per questo le carriere dei piloti in MotoGP si avviano ad essere meno longeve rispetto a un tempo. 

“Penso proprio di sì - ha riconosciuto il catalano - Nei prossimi anni approderanno in MotoGP alcuni piloti molto giovani, ma sarà l’ultima era in cui ci arriveranno così giovani. I prossimi debuttanti saranno più avanti con gli anni, quindi le carriere in MotoGP saranno certamente più brevi. Sarà complicato andare avanti per tanti anni con questo programma e gli infortuni. Sui vent’anni è facile recuperare dagli infortuni, ma posso dirvi per esperienza che quando ti avvicini alla trentina non è più così semplice”.

Parlando proprio di infortuni, non si può non tenere conto del fatto che in questo 2023 non si è disputata nemmeno una gara con tutto lo schieramento al completo.
 
Non possiamo pensare che sia una coincidenza, o che sia una cosa che si è verificata solo quest’anno. Due gare sono statisticamente più pericolose, soprattutto con la gara breve, ma siccome vogliamo tutti più fan e persone che seguano questo sport è difficile trovare un equilibrio tra questi aspetti - ha commentato Pol - In uno sport pericoloso come questo è veramente complicato avere più tifosi, più gare ed essere più appetibili per il pubblico, senza avere incidenti. È un compromesso difficile da trovare, ma credo che questa sia soltanto una prova e che tra 2 o 3 anni verranno apportati dei cambiamenti. In ogni caso, stiamo raggiungendo più persone rispetto per esempio all’anno scorso e questa è una bella cosa”.

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