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MotoGP, Mat Mladin: "la mancanza di grip per Marquez è stata un inferno"

L'ANALISI Il pluricampione della Superbike AMA analizza i problemi patiti da Marc con la Honda dopo il primo test dell'otto volte iridato sulla Ducati durante il quale ha enfatizzato l'aderenza meccanica della Desmosedici

MotoGP: Mat Mladin:

Mat Mladin non ha bisogno di presentazioni per gli appassionati di motociclismo: ha vinto sette volte il campionato AMA Superbike, trionfando in 82 gare, con 70 pole position al suo attivo e 12 vittorie e 12 pole in una singola stagione.

Ha vinto inoltre tre volte la Daytona 200 (2000, 2001, 2004) ed ha fatto delle apparizioni come wild card nel campionato mondiale Superbike, ottenendo la pole position a Laguna Seca nel 2003. Si è ritirato nell’agosto del 2009.

Gli appassionati di lunga data lo ricorderanno anche per la sua apparizione nel mondiale della 500, alla guida della Cagiva, era il 1993.

Oggi Mat si gode la famiglia e chi lo segue trova spesso interessantissime riflessioni sulla MotoGP. Ha l’occhio del grande pilota, Mladin ed è incredibile come riesca ad analizzare certe situazioni e problemi lontano dai circuiti.

Questa per esempio è la sua analisi sulla sua pagina Facebook del debutto di Marc Marquez sulla Ducati a Valencia. Mat inizia ironicamente dicendo di essere rimasto sorpreso di vedere Marquez in cima alla classifica dei tempi dopo poche ore in sella alla Ducati.

“Non credo che alla fine della prossima stagione lo sentiremo dire che si sta ancora abituando. Il sorriso sul suo volto e le sue parole sulla trazione della moto sono state eloquenti, ma non sono una sorpresa - sottolinea il fuoriclasse australiano, che continua - A mio parere, l'elettronica della Honda è ben lontana dall’essere il problema principale. A mio avviso, il problema principale è la ciclistica. Quando Marc riesce a caricare la moto non è poi così male. La mancanza di grip in ingresso e in uscita per un pilota così incredibilmente bravo sulla gomma anteriore sarebbe un inferno e lo è stato, basta chiedere a tutti gli altri piloti Honda”.

E’ vero, Alex Rins ha vinto il Gran Premio ad Austin, ma tutti i piloti Honda sono caduti moltissimo o, come Nakagami, hanno rinunciato a spingere in gara.

“Quest'anno la Honda ha messo a tacere un paio di ottimi piloti - è l’osservazione di Mat - Quando non si ha fiducia in una moto che si spinge al limite ogni fine settimana è un incubo. Posso raccontare le storie di molti che hanno provato a guidare la nostra SBK negli Stati Uniti. Era una bestia se non la si caricava. Non faceva nulla di buono finché non la spingevi contro una finestra. Ed era fisicamente impegnativo farlo”.

Questo spiega le molte cadute di Marc e dei suoi compagni di marca. E l’elettronica, pur importante, non spiega il problema come osserva analiticamente Mladin.

“Il controllo di trazione non aumenta l'aderenza, ma controlla l'aderenza che si ha. La moto che produce più aderenza meccanicamente lascia più spazio elettronicamente sia in entrata che in uscita. Si può avere un'elettronica da urlo, ma se la moto manca di aderenza meccanica si è nei guai, ecco perché quando le gomme sono nuove Marc è sempre nel gruppo di testa, anche se con la lingua sul parafango anteriore, ma è in grado di annaspare. Il motivo per cui riesce a stare in testa quando la gomma posteriore è nuova è la buona aderenza che la gomma posteriore offre in ingresso, nel punto di corda iniziale e nella ripresa del gas iniziale. In tutte queste parti l'elettronica fa poco. Non si affloscia a metà gara perché è stanco, credo che ce lo abbia dimostrato nel corso degli anni”.

La realtà infatti è che Marquez non si stancava, semplicemente non era più in grado di estrarre il massimo dalla sua RC213-V.

“Ai miei tempi, non odiavo altro che la perdita di aderenza del pneumatico posteriore, perché spingevo forte l'anteriore, che era il mio punto di forza - ricorda Mat Mladin - quindi quando il posteriore si staccava non potevo spingere altrettanto forte l'anteriore e i miei punti di forza erano diminuiti. Le gare non si vincono all'uscita delle curve, dove l'elettronica controlla maggiormente la trazione. La maggior parte dei motociclisti di buon livello, anche quelli bravi nei track day, sono in grado di trovare il limite in uscita, ma l'ingresso e l'inserimento della moto all'apice sono una storia molto diversa, soprattutto nel corso di un'intera distanza di gara in testa al gruppo”.

Qualunque motociclista amatoriale sarà d’accordo sulla precedente affermazione: il difficile non è tanto aprire il gas il prima possibile in uscita, quando essere veloci e trovare grip ed equilibrio in ingresso di curva.

“Torniamo al mio post su Jack (Miller N.d.R.) di qualche tempo fa, quando ho affrontato questo argomento - prosegue ancora Mladin - I due piloti che si appoggiano di più o, a mio modo di vedere, quelli che chiedono di più alla gomma posteriore in ingresso all'apice sono Jack e Brad (Binder N.d.R,). Questo è un vero problema quando il pneumatico posteriore perde aderenza, cosa che inevitabilmente accade. La pressione esercitata sul pneumatico posteriore in ingresso di curva è molto importante. È possibile che questo stile sia dannoso per la costanza, soprattutto nelle gare più lunghe o quando le gomme si deteriorano . Negli anni Jack è sempre stato migliore nella prima parte della gara. Brad a volte riesce a resistere più a lungo, ma la costanza non è buona da pista a pista. Dani (Pedrosa N.d.R.) è molto fluido in entrata e in uscita. Il tempo perso per rimettere la ruota posteriore in linea con l'anteriore in prossimità dell'apice a ogni giro è minimo, ma sommatelo. Il beccheggio della moto che si deve affrontare mentre si cerca di rimettere in linea il posteriore quando la gomma anteriore sta già gridando pietà è un problema. Cercare di tirare la moto dentro e intorno alla curva quando la gomma posteriore non è più al massimo è un incubo su una moto che ha meno grip meccanico di un'altra. Potrei dilungarmi su tutto questo e forse un giorno lo farò, ma avete capito il senso”.

Poche parole che mettono a fuoco il problema.

"Capite che tutti questi ragazzi sono piloti straordinari e che le differenze sono minime nelle prime posizioni. La differenza tra vincere e perdere è di decimi. Quando cerco di spiegare alle persone la differenza tra vincere e perdere, indico questo scenario perché so che è difficile da capire. Se riuscite a migliorare il vostro tempo sul giro ogni giro, il tempo che impiegate a sbattere le palpebre una volta, due decimi al giro, su trenta giri vincete di sei secondi. Nella MotoGP di oggi, le gare sono più simili alla Moto 3 a causa dell'elettronica, quindi è ancora più importante avere una moto costante di quanto non lo sia mai stato”.

Mat Mladin è un osservatore attento e non gli sfuggenemmeno l’approccio di Bagnaia ai Gran Premi.

"L'approccio di Pecco, che consiste nel continuare a fare giri in prova con gomme vecchie, per rendere la moto il più costante possibile, è il motivo per cui è un doppio campione del mondo. Non è il pilota più veloce in assoluto, ma si attiene alle sue idee in allenamento, dimentica la classifica e va avanti con il suo lavoro, e al momento della gara si limita a fare lo stesso lavoro che ha fatto in allenamento. È davvero impressionante da vedere".

Diavolo, verrebbe da aggiungere: questo qui che parla ci capisce di dinamica della moto! (Scherziamo)

"Se non fosse ancora chiaro, parlo dell'aspetto tecnico delle corse con qualche anno di esperienza alle spalle. Non mi interessa quale pilota seguito con attenzione ogni fine settimana in TV. Penso che Vale sia fantastico, che Marc sia fantastico, che la collana di perle di Fabio mi faccia ancora impazzire e che Pecco sia un meritevole doppio campione del mondo e ho il massimo rispetto per tutti i pazzi bastardi e le donne che vogliono andare veloci in moto, quindi apprezzo che tutti qui dentro diano rispetto a questi piloti, che siano i vostri preferiti o meno. È sicuro che la stagione di riposo di 93 sarà felice, spero che rimanga lontano dalla moto da cross e che si presenti in salute per la prima gara."

 

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