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MotoGP, Il boss HRC Kuwata: "Odio perdere, sono deluso dall'assenza di vittorie"

In Honda il clima è quello di un team alla ricerca di riscatto, ma anche impaurito: "Dobbiamo far capire alla gente che possiamo ancora rendere i sogni realtà". Quindi un restroscena personale: "L'amore per le gare? Merito dei cartoni animati".

MotoGP: Il boss HRC Kuwata:

Anche nel 2023 la Honda ha chiuso il campionato da ultima della classe deludendo le aspettative dei tifosi, dei suoi piloti e della stessa dirigenza che, dopo il terribile 2022 si augurava se non una rimonta, almeno una ripresa. Invece, ancora una volta la RC213 V si è dimostrata poco competitiva, riuscendo a mettersi alle spalle il resto del gruppo solamente ad Austin con Alex Rins del team LCR.

185 punti è il bottino che è riuscita a portare a casa, ottenendo come risultato l’addio anzitempo di Marc Marquez, dal 2024 in forza alla Ducati Gresini Racing, e quello relativamente a sorpresa del trionfatore del round texano in partenza per la Yamaha ufficiale. L’unica nota positiva, che sa di attestato di stima nonostante le criticità del momento è l’arrivo del team Mooney VR46 di Luca Marini che, l’anno venturo sarà in sella alla HRC lasciata libera dall’otto volte iridato

Alla luce di tale situazione il direttore della scuderia nipponica Tetsuhiro Kuwata ha rivelato di non aver ancora digerito il crollo prestazionale della scuderia. “La mancanza di vittorie è difficile da accettare ha confidato nel corso del quinto episodio della seconda stagione del documentario Behind the Dream – Cambia completamente la tua mentalità. A me personalmente non piace la situazione in cui ci troviamo perché odio perdere”.

Il timore del boss è che anche il prodotto soffra della debacle nelle competizioni. “Noi vogliamo migliorare la vita delle persone e dare ai clienti una motocicletta con cui divertirsi. C’è chi desidera una sportiva, chi qualcosa di meno probante, in ogni caso è importante che passi il messaggio che il nostro marchio è capace di trasformare i sogni in realtà”.

Per far comprendere quanto tutti in fabbrica si stiano dando da fare per recuperare, il manager ha scomodato il passato da prendere come esempio. “Mio padre lavorava notte e giorno ed era felice. Io odiavo il suo stile di vita, ma adesso mi sto comportando come lui e i miei figli me ne chiedono la ragione”.

Essere a capo di una squadra corse, però, non è solo un mestiere. E’ qualcosa che va ben oltre e sfocia nella passione, come lui stesso ha spiegato. “L’amore per i motori me lo hanno trasmesso i cartoni animati che vedevo da bambino. I miei primi passi nelle competizioni li ho mossi in F3, ma il mio desiderio era la F1. Avrei voluto costruire il motore più competitivo al mondo assieme ad Honda. Era un grande obiettivo e oggi come brand ci troviamo davanti ad una sfida per il futuro. Se credi di potercela fare, se ti dai da fare e dimostri alla gente di poter ottenere quanto ti sei proposto, è certamente un aiuto per raggiungere la meta”. 

 

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