Mamma, mi si è ristretta la griglia!

Sempre meno piloti in MotoGP. E non si vede via d'uscita


L’hanno finito in quindici, con l’uscita di scena di Capirossi e l’incidente in prova di Pedrosa, il Gran Premio del Giappone. Tutti a punti, dunque. Non è una novità, anche se – fosse solo per questo – meriterebbe già l’attenzione della FIM.

Sono lontani in tempi in cui per correre c’era bisogno di essere inseriti in una “grading list”, stilata in base ai risultati personali. Oggi, il problema è diverso, c’è bisogno di un butta dentro, perché la classe regina del motociclismo boccheggia senza ossigeno (gli sponsor) e anno dopo anno lo schieramento di partenza si restringe. Sono più quelli che mollano, che quelli che bussano per entrare, ma rimanendo su questo tema è ormai da lungo tempo che i team Satelliti bussano alla Dorna per ottenere dei finanziamenti per poter continuare a gareggiare. E la Dorna non ce la fa più, economicamente parlando, ma nel contempo non si può permettere di dire di no per non ritrovarsi con una griglia di una decina di partenti.

Un problema, questo, la cui evoluzione era già chiara qualche anno fa, quando Ezpeleta si sentiva ripetere dai grandi costruttori giapponesi che avrebbero prodotto e dato in gestione più moto, senza che ciò avvenisse mai. Così si è passati dalle 23 moto sullo schieramento di partenza del 2003, alle 20 del 2006. Poi si è ritirata la Kawasaki e, è storia di questi giorni, la Suzuki vorrebbe tanto schierare una sola moto, solo perché ha già sotto contratto Alvaro Bautista.

Non nascondiamoci dietro ad un dito: è questa penuria di moto che fa sì che venga accolta a braccia aperte una nuova squadra, quella di Karel Abraham, che correrà nel 2011 con una Ducati. Ma per una new entry ecco che subito la Honda-Interwetten fa sapere di non essere in grado di andare avanti ed il bravo Aoyama rimane a piedi.

Evidentemente c’è qualcosa di sbagliato, ma per il momento l’unica soluzione partorita è il ritorno ai motori 1000 cc, con l’apertura a quelle derivati di serie, che avrà come effetto di far emigrare qualche squadra dalla Superbike al motomondiale. Della serie, io non respiro quasi più, ma ora faccio star male anche te così mi sento un po’ meglio.

I veri correttivi, naturalmente, sarebbero ben altri. Regolamenti stabili, regole per l’accesso e soprattutto un tetto sui costi dei leasing. Anzi, dovremmo proprio farli sparire questi leasing che da anni strozzano la categoria. Ai tempi delle mitiche Suzuki RG 500 le mezzo litro si acquistavano. Franco Uncini, con una di esse, da privato, arrivò quarto assoluto nel mondiale: era il 1980. Si stava meglio quando si stava peggio.

In quell’anno andarono a punti 27 piloti. Quanti piloti ufficiali c’erano? Meno di ora, ma ora quanti piloti meritano veramente il pieno supporto di una casa? In compenso era facile finire fuori dai punti, ma chi andava bene e scalava la classifica, riusciva ad entrare in un team ufficiale. Accadde a Marco Lucchinelli, accadde a Franco Uncini.

Dieci anni dopo, siamo nel 1990, andarono a punti in 35, alla fine del campionato. Fuori dai primi dieci arrivarono Pierfrancesco Chili, Alex Barror, Randy Mamola, fra gli altri.

Proseguiamo. Nel 2000, appena dieci anni fa, a punti finirono in 31. Chi rimase fuori dai dieci? Qualche nome: Nobuatsu Aoki, Taddy Okada, Regis Laconi, ma anche Van den Goorbergh, McWilliams, Gibernau ed Harada.

Insomma c’erano i ricambi umani, le moto a disposizione ed i soldi per farle correre. Abbiamo sbagliato qualcosa negli ultimi due lustri. E qualcuno, come sempre, ci ha lucrato e, come sempre, ora si è tirato indietro. Sarebbe troppo facile dare tutta la colpa alla Dorna. La società spagnola ha commesso degli errori, sicuramente, ma la FIM e quel simulacro che è l’Irta sono state a guardare.

E ciò ci sembra ancora più grave.

Previsioni per il Gran Premio della Malesia? Se Pedrosa non sarà messo con un paranchetto sulla sua Honda-Repsol, le stesse del GP del Giappone. Per andare a punti basterà partire.

 

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