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SBK, Lorenzo Savadori, giocava terzino e ha il Cesena nel cuore

One to one - Strappato al calcio. Ama Bayliss, Stoner, Biaggi. Il campione Superstock 1000 si racconta

Lorenzo Savadori, giocava terzino e ha il Cesena nel cuore

Lorenzo Savadori sfodera un taglio di capelli che par che da destra tiri sempre vento.

Ha 22 anni. Nel 2008 ha vinto il Campionato Italiano ed Europeo 125; nel 2015 il  mondiale SuperStock1000. Quest'anno gareggia nel World Superbike, con l'Aprilia del team Ioda Racing, avendo come compagno di squadra Alex De Angelis. E' un ragazzo alto; di quella altezza che per gli italiani del Motomondiale è diventata normale solo con Valentino Rossi. Occhi chiari in un viso espressivo, che anticipa le risposte.

D: alto come Rossi ma i tuoi primi eroi sono stati altri.

R: vero. Anche in questo caso, così come per il carattere, le cose sono cambiate nel tempo. Di Valentino c'è poco da dire: non avrebbe bisogno di dimostrare proprio nulla, ma ogni anno migliora rispetto all'anno precedente. Formidabile. Però, è vero: il primo pilota che mi abbia colpito è stato Troy Bayliss; poi, verso i tredici anni, Casey Stoner. Dopo Stoner, Max Biaggi: grandissimo campione, metodico…

D: sei metodico anche tu?

R: cerco di sistemare le cose. Sono attento ai dettagli. Più sali di categoria, e più è necessario esserlo. Non solo per quello che riguarda la moto. In tutto: anche nel mangiare, nel bere…

D: a guardarti, sembra che tu lo sia anche nel vestire.

R: non sono un fanatico, ma non è che infilo le cose ad occhi chiusi.

D: camicia o T-shirt?

R: anche camicia, se è il caso.

D: mai osata una cravatta?

R: beh, no. O forse sì: ma era una recita scolastica, tanti anni fa…

D: hai introdotto tu l'argomento scuola. Non io. Sono autorizzato. Come è andata?

R: lasciata in terza superiore. Liceo della Comunicazione, indirizzo sportivo. Non riuscivo a far quadrare scuola e moto. Però, non è finita qui: tra me e la scuola, è un fatto personale: appena ne ho modo, la riaffronto e concludo…

D: il voto più alto?

R: alle superiori un otto e mezzo in inglese.

D: notevole. Ed in generale?

R: un dieci. In ginnastica, alle medie.

D: longilineo. Potresti essere un buon fondista.

R: peso troppo: 75 chili. Che sul metro ed 85 non sono tanti, ma portarli in giro per chilometri e chilometri non è facile. Meglio le discipline che prevedono lo scatto breve. D'altro canto, i muscoli servono, per guidare una moto. Più di così non posso scendere.

D: sport di riserva?

R: il calcio. Giocavo terzino; poi ho scelto la moto, ma il pallone l'ho ancora nel cuore. Ho portato sul casco l'adesivo “dai, burdel” (forza, ragazzi! In dialetto romagnolo) a sostegno del Cesena e la squadra mi ha regalato uno dei giorni più emozionanti della mia vita. Dopo che ho vinto il mondiale, hanno organizzato una premiazione in campo. Dieci minuti prima dell'inizio della partita Cesena-La Spezia. Sono sbucato dal sottopassaggio; sullo schermo correvano le immagini del Mondiale, gli spalti erano gremiti. Mi viene ancora la pelle d'oca… il Cesena ha vinto, il legame con la squadra è rimasto. A Misano, nell'ultima tappa mondiale, è venuto a trovarmi Francesco Antonioli, storico portiere della squadra, ed oggi allenatore di chi sta tra i pali.

D: Nazionale: abbiamo iniziato gli europei con il piede giusto.

Lorenzo SavadoriR: guardando Italia-Svezia, mentre stavo in Clinica Mobile,  pensavo che ce n'è di nazionali che sono transitati per il Cesena. Pellè, Candreva, Giaccherini, Parolo, Eder… se non sbaglio (non sbaglia: e tre di loro, Candreva, Giaccherini, Parolo, Eder hanno militato assieme, nel 2011 – ndr).

D: abiti ancora a Cesena?

R: sì, anche se la vedo sempre meno; quando di notte attraverso il centro, sento sempre una strana emozione. Il mio Motoclub è il Paolo Tordi. Che è una famiglia; ogni tanto sono a cena dal Presidente.

D: mi sa che sia un bel mestiere, il tuo.

R: non ne esiste uno migliore.

D: Ci pensi, a tornare nel Motomondiale? Dopotutto, l'Aprilia è presente in entrambi.

R: e chi non ci penserebbe? Però non è un pensiero che mi porti via tempo. Voglio fare bene qui. Poi, si vedrà.

D: come ti definiresti, in pista?

R: aggressivo. Intendiamoci: significa semplicemente che freno forte e, a livello di guida, sono imponente.

D: hai vissuto un inizio di carriera molto difficile: nei primi anni, in quanto a risultati.

R: Ero alto. La RSV era piccola, per me. E la RSA ancora di più. Tanto che sono passato subito alla 1000cc senza far tappa alla 600: avevo bisogno di potenza…

D: correre ti ha cambiato la vita? Secondo te Lorenzo Savadori sarebbe diverso, se avesse concluso il liceo e fosse oggi impiegato nell'ufficio marketing del Cesena Calcio?

R: direi di no. Ho abitudini molto semplici. Gli amici. Correre tra i campi, o sulla spiaggia.

D: sei un maratoneta?

R: no; corro perché mi piace, ma lo faccio con regole e ritmi che sono quelli utili per aver poi benefici in moto.

D: vista l'età, dovresti essere uno da social. In maniera sintetica, da profilo, come ti definiresti?

R: mi piace imparare. Sì, sono uno che impara.

D: se dico felicità, con che parola rispondi?

R: motocicletta.

D: paura?

R: soffocare.

D: rabbia?

R: cronaca nera.

D: albero?

R: giuggiola. L'aveva mio nonno. Il papà di mia mamma. Le giuggiole erano una delle cose belle dell'autunno.

D: parli dialetto?

R: l'ho imparato da mia nonna. Se doveva rimproverarmi, lo faceva solo in romagnolo.

D: tatuaggi?

R: nemmeno uno. E neppure un piercing.

Caso probabilmente unico nel motociclismo moderno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Translated by Jonathan Blosser

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