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MotoGP, GP Jerez: il Bello, il Brutto e il Cattivo

La Spagna fa tripletta in casa,

MotoGP: GP Jerez: il Bello, il Brutto e il Cattivo

La Vecchia Europa ha portato novità nel motomondiale e non tutte sono state piacevoli per chi le ha vissute. Mentre Honda ritrovava se stessa e la coppia di attacco Pedrosa-Marquez, Yamaha finiva risucchiata in un gorgo di dubbi e frustrazioni così nere da oscurare il cielo andaluso. Un raggio di sole ha invece colpito la Ducati e soprattutto Lorenzo, mai così felice per un terzo posto.

Per il resto il GP di Jerez è stata una sinfonia spagnola dall’esecuzione perfetta. Pedrosa, Marquez (Alex) e Canet sono il trio delle meraviglie. L’Italia trova il sorriso con Fenati e Bagnaia, una piccola soddisfazione.

Tre giorni di passione, in attesa di Le Mans per le risposte alle tante domande.

IL BELLO – Le lacrime di Pedrosa sul podio, un gesto intimo condiviso con migliaia di persone. Su Dani si è detto di tutto e il contrario di tutto, quasi che lui debba scusarsi per ogni azione od ogni comportamento. Domenica si è divertito e si è commosso, ma ha fatto anche commuovere e divertire tutti i tifosi, a prescindere dal colore delle bandiere. Forse è la vittoria più grande.

IL BRUTTO – Peggio di perdere c’è solo non giocare ed è quello che hanno fatto le Yamaha ufficiali a Jerez. Per parlare di sconfitta, bisognerebbe almeno avere lottato e Rossi e Vinales lo hanno fatto ma non contro i rivali. Gli avversari sono stati le gomme, assetti sbagliati e ammennicoli vari e c’è poco da aggiungere. Servirebbe una seduta di ipnosi per dimenticare in fretta, ma funzionerebbe anche una bella gara a Le Mans.

IL CATTIVO – Come le maestre dei tempi andati, chi risponde male si becca un bella bacchettata sulle nocche. Ne sa qualcosa Viñales, che ha ammesso di non parlare più male della Michelin dopo il cazziatone via mail ricevuto dopo Austin. Nell’era dei piloti bambini capita che qualcuno finisca dietro alla lavagna, elettronica logicamente.

LA DELUSIONE – Suzuki dove sei? Da giovane promessa a illustre sconosciuta, la trasformazione della GSX-RR nel post-Viñales. Iannone ci prova, a volte esagera, ma non ingrana. L’impressione è che per tornare dove era ci metterà più del previsto.

LA CONFERMA  – La scuola spagnola non è in crisi, anzi continua a essere l’Harvard del motociclismo. Le lodi sono le tre vittorie a Jerez, i master la tripletta in MotoGP il due su tre in Moto3. Almeno siamo riuscita a piazzare due piloti sul podio con Fenati e Bagnaia, meglio di niente per l’italico onore.

L’ERRORE – Dopo tre vittorie di fila, non ci sentiamo di sgridare Morbidelli per lo scivolone spagnolo. Spiace che il bottino si sia ridotto, ma Franco può rimettersi in piedi molto in fretta.

LA SORPRESA  – L’avvistamento di una Ducati sul podio a Jerez ha quasi la stessa ciclicità di quello della cometa di Halley. Quindi salire quel gradino è stato un piccolo passo per l’uomo ma un grande passo per Lorenzo. La Rossa dà finalmente del ‘tu’ a Jorge e sembra avere fatto pace con il circuito spagnolo, come dimostrano anche le belle rimonte di Dovizioso e Petrucci. Che il meglio debba ancora arrivare?

IL SORPASSO – Quella maledetta – o benedetta, questione di punti di vista – ultima curva di Jerez fa ancora svegliare di soprassalto nel bel mezzo della notte più di un pilota. Sicuramente la sognerà per altri motivi Aron Canet, autore del sorpasso che gli ha consegnato la vittoria in Moto3. Il sonno dei giusti.

LA CURIOSITA’ – Sabato, come vuole il rito laico e sponsorizzato del motomondiale, gli autori della pole position hanno ricevuto un orologio e una targa. Questa volta a consegnarli, al posto di qualche sconosciuto dirigente locale, c’era Giacomo Agostini. Così i piloti si sono trasformati in tifosi e si sono fatti autografare il premio dal campionissimo. La classe non ha età.

IO L’AVEVO DETTO – Questa volta è collettivo: “le Yamaha sono favorite a Jerez”. Forse in un’altra dimensione è così.

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