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SBK, Badovini si difende: "non potevo uscire di pista"

Il biellese del team Grillini precisa la dinamica del suo ritiro. "non si è rotto il motore, ma un particolare esterno. Ad oltre 200 orari non ero in grado di togliermi dalla traiettoria"

SBK: Badovini si difende: "non potevo uscire di pista"

È stata una giornata difficile quella di ieri ad Imola per Ayrton Badovini: oltre ad essere costretto al ritiro nella seconda manche, il pilota del team Grillini Kawasaki ha ricevuto “complimenti” da Tom Sykes inaspettati, proprio nel dopo gara, quando il biellese stava smaltendo la delusione e pensando al prossimo appuntamento di Donington.

Durante il primo giro, improvvisamente, dalla ZX10R è scaturita una violenta fumata bianca che ha messo ko la moto di Ayrton che, in piena bagarre, ben poco poteva fare: “non ero assolutamente in condizioni di potermi spostare -precisa Badovini- per diversi motivi: ero ad oltre 220 orari, nel tratto che porta dalla Variante Alta alla staccata della Rivazza; nella veloce discesa dopo il sottopasso, si procede a moto fortemente inclinata e, sentendo la ruota posteriore che scivolava parecchio, non sono stato assolutamente in grado di togliermi dal centro della pista”.

Non è stato un momento facile per te, anzi…

Appunto: qualsiasi cosa io tentassi di fare, era pericolosa. La moto scivolava da tutte le parti e, se avessi provato ad uscire a destra o a sinistra sull’erba, coi muretti così vicini, la carambola sarebbe stata quasi certa; Imola è un saliscendi con inclinazioni notevoli ed in quel tratto, qualsiasi manovra deve essere precisa e ponderata. Se fossi uscito, con il rischio che la moto potesse ritornare al centro della pista, creando danni e pericoli ancora più gravi, avrei creato danni peggiori”.

Sykes non è stato tenerissimo con te, hai letto?

Sì, capisco cosa volesse dire Tom. Probabilmente, pure io l’avrei pensata come lui ma voglio precisare un’altra cosa: io non sapevo che si stava rompendo il motore; non si è rotto il propulsore, bensì un pezzo esterno ad esso, un manicotto dell’olio o qualcosa del genere. La moto la ho spenta io, manualmente. Mi sono accorto della rottura solo perché la ruota posteriore scivolava tantissimo. A quella velocità, non ero in grado di alzare la mano, tirare la frizione, spegnere la moto e capire cosa succedeva. Avrei voluto fare qualcosa di meglio, ma non era possibile. Ho parlato anche con un rappresentante di Dorna che ha compreso benissimo cosa sia accaduto”.

Guardiamo avanti?

Certo! Continueremo a lavorare per evitare certe rotture e per essere competitivi; a Donington andrà molto meglio”.

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