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MotoGP, Thailandia: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Per Marquez la vendetta è un piatto che va gustato caldo, Dovizioso battuto con l'onore delle armi. Grande Italia in Moto2 e Moto3

MotoGP: Thailandia: il Bello, il Brutto e il Cattivo

La vendetta è un piatto che va gustato al caldo della Tailandia per Marc Marquez, lasciando ad altri le abbuffate a base di grilli e cavallette. Lo spagnolo ha solo fame di vittorie e poco importa da quale salsa locale venga accompagnata. Il punteggio dei duelli all’ultima curva è di 3 a 1 (per il Dovi), ma quello di Marquez non è stato il gol della bandiera, bensì la sua ennesima prova di forza.

Andrea e la Ducati possono comunque andare via a testa alta per essere riusciti a impensierire Marc, considerato che nessun altro riesce a farlo. Nemmeno le Yamaha, a cui l’aria d’Oriente ha fatto bene, anche se non basta una buona gara a togliere dubbi che crescono da 24 gare a questa parte.

In Moto2 e Moto3 gli eredi di Marquez sono italiani, con 5 azzurrini per 6 gradini del podio. Un buon investimento per il futuro.

IL BELLO – A costo di scadere nel finale da romanzo da appendice, l’abbraccio fra Marco Bezzecchi ed Enea Bastianini è stata la migliore chiusa per la gara di Moto3. Potevano volare di quegli schiaffoni che nemmeno Bud Spencer e Terence Hill nei giorni migliori, invece la pace è stata fatta con un solo sguardo. Dovizioso ha detto che i tifosi europei dovrebbero imparare da quelli tailandese, ma anche da alcuni piloti.

IL BRUTTO – La distanza tra Aragon e Buriram non si misura solamente in ore di volo, ma anche nei secondi presi a fine gara. L’Aprilia che in Spagna sembrava una leggiadra ballerina di flamenco, si è trasformata in un elefante nel tempo di due settimane. Aleix ha provato la gomma morbida per vedere l’effetto che fa ed è sembrata una scelta dettata più dalla disperazione che altro. Un applauso però fa a Redding, che per lo sforzo e le condizioni ha vomitato nel casco nei giri finali della gara. Scott ha comunque portato la sua moto al traguardo, non ha guadagnato punti ma rispetto.

IL CATTIVO – Le Michelin sono da promuovere o bocciare? Le gare sono diventate delle sfide a chi ha il polso più morbido, per poi accendersi solo nel finale. Il risultato è un gruppo compatto con una prevedibile fuga nel finale. A vincere sono sempre i migliori, ma la sensazione è che nessuno possa dimostrare veramente quello che vale dalla partenza all’arrivo. Bisogna giocare con i giochi a disposizione, ma livellare le prestazioni verso il basso non significa necessariamente più spettacolo.

LA DELUSIONE – Ci si aspettava di più da Iannone, che invece è riuscito solo a fare parlare di sé quando ha fatto innervosire Dovizioso in qualifica approfittando della sua scia. Una partenza sbagliata e poi una gara incolore, lontano dal compagno di squadra Rins.

LA CONFERMA  – La quantità c’era da un po’, finalmente si è aggiunta anche la qualità. I giovani italiani hanno imparato la lezione e passano un esame dopo l’altro nelle varie piste. Bagnaia ha aggiunto maturità alla velocità, Marini sta limando gli ultimi difetti. Di Giannantonio non ha perso aggressività ma non spreca più occasioni, Dalla Porta sta trovando fiducia e Foggia ha tirato fuori dall’armadio il suo talento. Bravi tutti, anche lo sfotunato Bezzecchi.

L’ERRORE – La fretta può essere cattiva consigliera anche in uno sport dove la velocità è tutto. Pedrosa ha chiesto troppo alle sue gomme e si è trovato a contare i granelli di ghiaia nella via di fuga invece dei punti in più in classifica. Rimangono ancora 4 gare in MotoGP per Dani, rivederlo sul podio sarebbe il migliore regalo per se stesso e tutti i tifosi.

LA SORPRESA  – Sembrava un malato in fin di vita e si è ritrovata a saltellare fra le prime posizioni come fosse la cosa più normale del mondo. A cosa è dovuta la guarigione miracolosa della Yamaha? Pista, gomme, piccole novità di elettronica: sono gli indiziati. La diagnosi finale a Motegi, sperando che non sia stata solo fortuna.

IL SORPASSO – Prendi una curva (meglio se gira a sinistra) in cui si deve frenare dai 200 ai 90 all’ora, mettici Marquez e davanti Dovizioso. Vedrai lo spagnolo piegare lo spaziotempo ai suoi voleri, mandando in frantumi secoli di ricerca scientifica e in visibilio le tribune. A Buriram è successo alla curva 5 e quel sorpassa valeva tutta la gara.

LA CURIOSITA’ – Jorge Martin ha corso usando un guanto speciale per cercare di risolvere i limiti dovuti un’infiammazione al tendine. Degli elastici lo aiutavano ad aprire a distendere le dita della mano sinistra, un movimento altrimenti quasi impossibile da fare per lui. Non si tratta però di una novità assoluta, nel 1998 Noboru Ueda, nel GP di Barcellona, usò un sistema molto simile per lo stesso problema.

IO L’AVEVO DETTO – Luca Cadalora dopo i test invernali a Burirmam: “qui per la Yamaha ci sarà da soffrire”. Anche i coach sbagliano, per fortuna.

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