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Moto2, Bulega: "Un rischio lasciare la VR46, se andrò male mi massacreranno"

Nicolò pronto alla sfida: "All'inizio non ci ho dormito la notte. Un cambiamento che mi dà tanti stimoli, so che Gresini farà di tutto per darmi il massimo"

Moto2: Bulega: "Un rischio lasciare la VR46, se andrò male mi massacreranno"

Nicolò Bulega ha vissuto in pochi anni l'entusiasmo per il debutto nel mondiale, il gusto di riuscire velocemente ad affermarsi tra i più veloci in pista e l'amarezza per non essere riuscito immediatamente a trovare quella costanza di rendimento che forse gli è mancata per fare il passo definitivo in avanti, quello che potrebbe proiettarlo tra i candidati al titolo nella categoria in cui corre. 

Ha passato gran parte della propria carriera con la VR46 Academy di Valentino Rossi ed ha debuttato in Moto3 e poi in Moto2 proprio con i colori dello Sky Racing Team. Nel corso del 2019, anno da Rookie in Moto2, Nicolò ha però maturato la decisione di cambiare aria, di sperimentare per la prima volta cosa possa significare vivere la preparazione ai Gran Premi in modo diverso. Una decisione presa con serenità, ma che all'inizio ha dato più di un grattacapo al pilota e che solo il tempo potrà catalogare come vincente o meno. Di certo ha il sapore della sfida, anche se andare a correre con la compagine di Fausto Gresini ovviamente garantisce la certezza di avere un supporto tecnico di altissimo livello. Si tratterà in ogni caso di una sorta di anno zero per Bulega, e Nicolò sembra pronto a dare il massimo.

Il 2020 è l'anno della svolta. Si lascia la famiglia della VR46 per iniziare un percorso diverso. La pressione è maggiore o minore rispetto al passato?

"E’  un cambiamento molto importante, magari anche rischioso. Però è una cosa che mi dà molti stimoli. Non sento nessuna pressione maggiore o minore con il team Gresini, mi stanno trasmettendo solo tanta serenità".

Cosa ti ha portato a decidere di cambiare aria e lasciare l'Academy? E' stata una decisione tua?

"Con la VR46 ci siamo lasciati, almeno da parte mia, senza rancore e con un grande senso di gratitudine. Posso solo dire che loro sono una grande azienda con molti piloti, l’Academy  è stata sicuramente una grande opportunità, direi unica al mondo! Forse io avevo bisogno di sentire attorno a me però persone che collaborano in modo che definirei più esclusivo, magari volevo anche sentirmi più al centro di un progetto dedicato a me. Non  e’ stato facile per me decidere di cambiare, io e il mio papà, con cui mi confronto sempre, non abbiamo dormito parecchie notti.. poi abbiamo preso questa decisione assieme e solo il tempo dirà se abbiamo fatto bene o no. Sono consapevole che se andrò bene, tutti diranno che sono un grande, se andrà male sarò massacrato... è un rischio che mi sono preso.."

Sei arrivato in Moto2 proprio nella stagione del grande cambiamento, con il passaggio dal 4 cilindri Honda al 3 cilindri Triumph. Pensi sia stato un bene per te oppure il fatto di iniziare con uno schema tecnico sconosciuto anche per i tecnici ti ha un pelo penalizzato nel 2019?

"Difficile conoscere realmente una risposta a questa domanda, perché da un lato, essendo un Rookie, questo cambiamento mi ha consentito di partire alla pari con tutti dal punto di vista tecnico. Certo, dall’altro lato pur correndo il mondiale con la squadra che aveva vinto il titolo 2018 con Bagnaia, non ho mai potuto usare i suoi dati, perché sviluppati con una moto diversa. Secondo me la risposta è a metà strada".

Hai avuto alcuni problemi fisici ad inizio anno, la sindrome compartimentale ti ha penalizzato. Adesso come ti senti dal punto di vista fisico?

"Si, purtroppo in Argentina ho iniziato a soffrire di una sindrome compartimentale e non ho potuto fare a meno di farmi operare. Nonostante i tempi di guarigione previsti fossero relativamente rapidi, ho sicuramente compromesso tre o quattro gare per questo problema e questa è una cosa che da debuttante non mi ha aiutato. Ora ho un nuovo preparatore, mi alleno con Davide Carli che oltre ad essere stato un pluri campione del mondo di arti marziali, è chinesiologo, massofiosioterapista e biologo nutrizionista. Con lui passo molto tempo tutti i giorni e stiamo seguendo un percorso di preparazione molto dettagliato. Questo tipo di preparazione mi ha già consentito di eliminare parecchi fastidi causati dai miei infortuni degli anni scorsi, mi sento meglio in vista dell’inizio della stagione. Quindi rispondendo alla tua domanda, si, mi sento molto bene".

C'è qualche pilota in particolare con cui hai stretto un rapporto di amicizia in questi anni nel Paddock?

"Amicizia no, non ho piloti amici con cui lontano dalle gare mi vedo magari per mangiare una pizza.. però ho legato molto con Luca Marini, caratterialmente andiamo molto d’accordo infatti nelle gare extra europee dividevamo sempre la stanza senza problemi".

Come pilota, in quale area tu pensi di dover e poter crescere ancora per poter esprimere tutto il tuo talento anche in Moto2?

"Le cose che devo imparare sono molte, sicuramente la gestione delle gomme in gara è l’area su cui dovrò lavorare di più insieme alla strategia delle prove in previsione della gara. Su queste cose so di dover fare dei passi in avanti".

Verso fine anno le tue prestazioni sono state sempre migliori, hai iniziato ad interpretare la moto perfettamente. Quali obiettivi ti sei posto per il 2020?

"La Moto2 è una categoria con un livello elevatissimo, spesso tra il 1° e il 20° ci sono solo 3-4 decimi.. se non hai esperienza e se non sei fisicamente al Top non vai sul podio. Diciamo che io nella stagione 2019 ero al mio 80% ma evidentemente non può bastare.. per il  2020 non mi è stato imposto nessun obbligo, voglio solo impegnarmi tanto, voglio fare tutto quello che serve per andare a letto la sera e dire a me stesso 'ho fatto il mio massimo' poi si vedrà".

Stai entrando nella famiglia di Gresini e da un certo punto di vista entri anche nell'orbita Aprilia. Hai mai pensato che una destinazione naturale di questo percorso possa essere proprio la RS-GP in futuro?

"Non si e' minimamente sfiorato l’argomento, l’obiettivo per me e per il team Gresini è fare bene la Moto2 al momento"

Quali sono state le prime parole di Fausto per te da quando hai firmato il contratto?

"Ci siamo stretti la mano, mi ha abbracciato e mi ha sussurrato che farà di tutto per non farmi mancare niente. Mi ha dato il benvenuto e mi ha presentato la squadra. E’ una scommessa, sia io che Fausto ci siamo messi in gioco. Ma dopo aver visitato il loro reparto corse, ho realmente capito che si tratta senza dubbio di un top team e sono molto fiducioso su quello che potremo fare assieme".

Tuo padre ha corso a lungo nel mondiale. Come è il tuo rapporto con lui oggi? E' un coach, un amico, un manager? Cosa è davvero per te Davide.

"Mio padre è mio padre.. devo molto a lui. Alle gare mi dà una mano, in molti portano gli amici, io voglio il mio papà perché quello del Paddock è un ambiente che conosce meglio di me.. lui ha 31 anni di esperienza, prima come pilota, poi come team manager e da ormai 13 anni segue il mio percorso. Non mi dice mai come devo guidare o cosa devo fare con le gomme o il resto, lascia fare tutto a me con la mia squadra. In una piramide delle persone che collaborano per me quest’anno, mio padre lo definirei il regista, infatti mi ha trovato Alberto Martinelli che mi farà da manager, l’avv. Federica Costa che si occuperà della contrattualistica con il team e con gli sponsor personali, ho due consulenti fiscali, il preparatore atletico personale.. insomma, mi sento bene, ho un team di persone intorno a me e questo mi permetterà di concentrami solo negli allenamenti e sulla guida. Ed è quello che voglio fare".

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