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MotoGP, Miller: Due italiani in una squadra italiana...meglio non dire troppo

Jack ha commentato la scelta Ducati di affiancare Bastianini a Bagnaia: "l'atmosfera nel box non sarà la stessa, entrambi saranno molto competitivi. Io ero stanco di avere contratti di un anno" 

MotoGP: Miller: Due italiani in una squadra italiana...meglio non dire troppo

 

Jack Miller sta vivendo probabilmente il suo periodo migliore da quando è in Ducati ed è paradossale che stia accadendo proprio ora, quando mancano appena tre gare alla fine di un sodalizio sportivo che ha portato meno soddisfazioni di quelle sperate. Tre vittorie di tappa e tanti podi, ma Miller non è mai stato il pilota in grado di raccogliere l'eredità di Casey Stoner riportando il titolo a Borgo Panigale. 

Ma su un aspetto Jack è stato strepitoso, ovvero creare un clima sereno nel box con il proprio compagno di squadra, che negli ultimi 4 anni è stato Pecco Bagnaia, prima in Pramac e poi nel team Factory della Casa italiana. In Thailandia Jack è salito di nuovo sul podio raccogliendo un ottimo secondo posto dopo la vittoria cristallina di Motegi e in alcune dichiarazioni rilasciate a MotoGP.com non pare convinto che le cose possano andare benissimo in futuro in Ducati, quando a condividere il box ci saranno Bastianini e Bagnaia. 

"Oggi c'è una bella dinamica, io e Pecco condividiamo il box molto bene - le parole di Miller - Lui ha davvero preso il ruolo di leader della squadra. Mi ha rubato le redini e le ha prese con forza, lo ammetto. Ha fatto meglio di quanto potessi fare io in questi ultimi due anni, non senza che io ci abbia provato, ovviamente. Ma, sapete, con due italiani in una squadra italiana? Non voglio dire troppo...". 

Miller è insomma convinto che la convivenza tra Pecco ed Enea possa non essere rose e fiori. 
"Penso che l'atmosfera nel box sarà sicuramente diversa l'anno prossimo. Saranno molto competitivi. Credo che entrambi i ragazzi sappiano cosa è importante. Sanno cosa vogliono! Penso che sia difficile trovare un compagno di squadra così alla mano come me. In fin dei conti, qui sono un outsider. Sono un australiano in una squadra italiana. Non parlo la lingua, per cui è facile mettermi da parte. Questo rende le cose più facili per la squadra. Sono molto aperto e parlo con la squadra e penso che a loro piaccia molto avermi intorno, ma non è mai la stessa cosa, la stessa cultura, lo stesso tutto".

Qualche battuta anche per spiegare la scelta di abbracciare la sfida KTM, dopo aver accettato per anni dei rinnovi con Ducati a breve termine, senza mai avere la tranquillità di un contratto biennale. 
"Non starò qui a mentire e a dire che era tutto rose e fiori. Mi stavo stancando dei contratti di un anno. Di dovermi giustificare ogni anno in Qatar sul perché meritassi il lavoro, perché meritassi la mia posizione, e di essere messo in discussione non solo dai media, ma da tutti. Ero stufo di trovare motivazioni per cui dovevo essere voluto".

 

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