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MotoGP, Crutchlow: "Yamaha deve fare un passo indietro con l'aerodinamica”"

"A Motegi potrei girare più velocemente senza ali che con, la M1 è diversa. Le priorità sono motore ed elettronica, dobbiamo rendere la nostra moto più dolce"

MotoGP: Crutchlow:

Cal Crutchlow a Motegi non ha solo parlato del futuro di Marc Marquez e della lotta per il titolo, ma soprattutto della Yamaha e dei suoi sviluppi per il futuro. Il britannico è molto diretto nel descrivere cosa non va sulla M1 e nello stesso tempo sembra essere fiducioso per la moto del prossimo anno. Anche la sua wild card in Giappone deve essere intesa in questo senso.

È sempre bello guidare una MotoGP, ma non sarà facile correre dopo 11 mesi che non lo faccio - ammetto - Dovevo fare una wild card perché non abbiamo abbastanza giorni di test, ci serve più tempo in pista e questa è un’opportunità. Ha senso sfruttarla a Motegi perché per Yamaha è più semplice avere una moto in più qui. Le grosse novità sulla mia moto? Sono solo una storia”.

Visto i tanti incidenti in partenza, hai qualche preoccupazione per le due gare?
Sono gli altri a dovere avere paura di me, perché normalmente non ci sono! Sembra che ci sia un’incidente alla prima curva ogni fine settimana, quindi partirò 5 secondi dopo e sarò subito 8° perché faranno un casino (ride) Scherzi a parte, mi sento a posto, i riferimenti saranno diversi, ma non sono un debuttante. Non vedo l’ora di vedere qualche moto in pista al posto di un commissario che guarda il suo telefono mandando messaggi alla moglie (ride). Sono ottimista, ma è difficile avere aspettative, l’obiettivo è sviluppare la moto. Dobbiamo capire come si comportano alcune parti - niente che non abbiate già visto - per scartarle o tenerle".

Hai fatto recentemente dei test a Motegi?
Ad agosto ed era stato molto difficile per le condizioni: c’era molto caldo, l’asfalto aveva raggiunto i 67 gradi, alle 10 del mattino era già a 58. È stato utile però provare con certe temperature perché sono quelle in cui la Yamaha di solito fatica. Sono sempre solo in pista e senza riferimenti non è semplice, sono contento di come è andata, ma non troppo del processo di sviluppo.

Perché?
“In questo momento non abbiamo sviluppato la moto nel modo di cui avremmo avuto bisogno, ma penso e spero che questo cambierà. Come sapete, abbiamo già provato il nuovo motore e credo stiamo andando nella giusta direzione, anche se non abbiamo ancora fatto un grande passo in avanti. Il problema è che ora secondo me siamo troppo concentrati sull’aerodinamica, quest’anno ho fatto 3 test concentrandomi solo su quello, ma bisognerebbe prima migliorare in altre aree”. 

Tutti dicono che l’aerodinamica è fondamentale oggi.
Onestamente, credo che potrei girare qui a Motegi senza ali più velocemente che avendole, perché tutti stanno cercando di copiare per ottenere carico aerodinamico, ma se guardiamo i tempi di 8 anni fa erano più veloci di quelli di adesso in gara e senza aerodinamica. Dobbiamo cercare di rendere la M1 più dolce e la Yamaha lo sa bene, sta lavorando molto e ascolta. Il problema è capire cosa portare, lo stanno capendo, ma poi farlo è un’altra storia, anche se penso ci riusciranno. Stiamo andando avanti e il prossimo settimana andrò in Malesia per un alto test”.

Secondo te quali sono i punti chiave da migliorare?
Motore ed elettronica sono le aree principali su cui lavorare, l’aerodinamica è l’ultima cosa perché questa moto funziona meglio quando le ali sono piccole, quindi dobbiamo fare un passo indietro e non dobbiamo seguire la strada di altri costruttori, la nostra moto è diversa. Abbiamo bisogno di un motore più potente, ma soprattutto più dolce. Non pensavo che che Fabio e Franco usassero questa specifica di propulsore quest’anno, ma l’hanno scelta e ora hanno problemi perché il motore è veramente aggressivo e non riusciamo ad avere grip. Se ci concentreremo su questo punto migliorerà anche la velocità massima”. 

Quartararo, Morbidelli e tu siete sulla stessa linea?
I nostri commenti sono gli stessi, ma io sono una collaudatore e loro dei piloti: io voglio migliorare la moto e loro vogliono andare il più veloce possibile. Vogliono delle novità subito, io capisco che c’è un processo da portare, ma sono fiducioso che Fabio il prossimo anno avrà qualcosa di meglio”.

I giapponesi devono adeguarsi ai metodi di quelli europei?
È quello che dobbiamo cambiare, la mentalità. Sappiamo che Yamaha e Honda possono costruire le migliori moto del mondo perché lo hanno fatto per molti anni. Ducati non ha vinto per anni, Aprilia non era in grado di fare nulla e KTM ha iniziato solo ora ad essere forte. In 5 anni si è ribaltata la situazione, le corse sono così. Bisogna congratularsi con loro per quello che sono riuscito da fare”.

E dopo?
Bisogna cambiare il modo di lavorare perché il gioco è cambiato. Quello che stanno facendo i costruttori europei sta funzionando e dobbiamo andare in quella direzione. Dobbiamo essere più aperti, Yamaha lo sa e sono sicuro che per Honda sia lo stesso. Credo che quando riusciranno a reagire più rapidamente e meglio, prendendosi anche dei rischi, faranno un grande passo in avanti. Ho incontrato ieri il presidente di Yamaha ed è molto motivato, vogliono tornare a essere competitivi e non pensano di agire come hanno sempre fatto, perché non funziona”.

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