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Bagnaia senza eredi: il 2023 l'anno buio dei piloti italiani in Moto3

In tutto la stagione un unico podio grazie a Migno in Argentina, era andata peggio solo nel 2013. I team privati hanno cambiato le loro priorità e la FMI non sembra sostenere i giovani, a partire dal CIV

Moto3: Bagnaia senza eredi: il 2023 l'anno buio dei piloti italiani in Moto3

Quest’anno la mensola dei trofei degli italiani in Moto3 può vantare una sola coppa e per giunta ottenuta da un sostituto: è quella per il 3° posto di Migno in Argentina. Andrea ha fatto il ‘gol della bandiera’, mentre nessuno dei nostri piloti titolari è riuscito a salire sul podio nei 20 Gran Premi disputati. Il migliore risultato ottenuto è stato il 4° posto di Stefano Nepa a Motegi. Logico che anche la classifica del campionato pianga, con il già citato Nepa al 12° posto, Rossi al 14°, Bertelle (che senza un pizzico di sfortuna un podio l’avrebbe potuto ottenere nelle ultime gare) 18°, Fenati 20° e Farioli 24°.

Nel più classico dei derby contro la Spagna, gli azzurri hanno rimediato una sonora sconfitta. Non solo perché il campionato è stato vinto da Jaume Masia: nei primi 10 posti in classifica ci sono infatti ben 5 piloti con spagnoli e verrebbe da aggiungere anche David Alonso, colombiano per passaporto ma cresciuto agonisticamente (e non solo) nella penisola iberica. Agli italiani era andata peggio dalla nascita della classe Moto3 solo nel 2013, quando nessuno dei nostri era salito sul podio. 

Se gli azzurri fatto la voce grossa in MotoGP, nelle categorie che preparano alla classe regina le cose non vanno altrettanto bene. In Moto2 ci ha pensato Arbolino a tenere alta la bandiera, con Vietti protagonista di qualche raro exploit, ma si tratta di due piloti oramai esperti, mentre le nuove leve faticano a crescere. Un campione del mondo come Dalla Porta ha abbandonato il motomondiale, Foggia nella sua stagione di debutto nella classe intermedia non ha brillato e ricambi non si vedono all’orizzonte. Testimonianza è il fatto che il prossimo anno non salirà nessun italiano in Moto2, mentre in Moto3 si registra il debutto del solo Luca Lunetta.

In una manciata di anni l’Italia è passata dal ruolo di protagonista nelle classi cosiddette minori a quello di comprimaria. Gli eredi dei vari Bagnaia, Bezzecchi, Bastianini, Morbidelli, Marini, Di Giannantonio non si vedono all’orizzonte e viene da chiedersi di chi sia la colpa. Una spiegazione c’è, perché tutti quei piloti sono cresciuti grazie agli sforzi dei privati.

In primis di Valentino Rossi, che con la sua Riders Academy ha dato una spinta importante e fondamentale al movimento. Bagnaia arriva da lì, come Morbidelli, Bezzecchi, Marini, Vietti, come anche Bulega che ha vinto il titolo Supersport. Ora che però i suoi piloti sono diventati ‘grandi’ e arrivati in MotoGP richiedono un impegno non indifferente nelle loro gestione e per questo motivo è stata messa momentaneamente in pausa la ricerca di nuovi talenti, con il rischio di sapere di non poterli seguire come meriterebbero.

Nelle fila del team Gresini, invece, sono cresciuti Bastianini e Fabio Di Giannantonio che con quegli stessi colori hanno poi vinto anche in MotoGP. Dopo la scomparsa di Fausto, però, si è stati costretti a chiudere il progetto Moto3 e questo ha pesato. Allo stesso modo, bisogna ringraziare il team Leopard per avere creduto in Lorenzo Dalla Porta e averlo portato all’unica vittoria per l’Italia di un titolo in Moto3, risultato sfiorato anche da Foggia con la stessa squadra. Per fortuna rimangono nel Mondiale squadre come Snipers, MTA e la SIC58 Squadra Corse a cercare ancora di portare i giovani sul palcoscenico più grande del mondo, ma da soli non possono fare miracoli.

In tutto questo discorso manca la Federazione Motoclistica Italiana, la grande assente. Archiviato il disastroso esperimento del Team Italia nel motomondiale (che stava per mettere fine alla carriera di Bagnaia), il supporto della FMI ai nuovi talenti della velocità è stato praticamente nullo. Come se non bastasse, nel CIV si è deciso per la Moto3 di passare a moto con propulsore Yamaha di 450 cc derivato dal cross. Le gare saranno anche spettacolari, ma i fatti dimostrano che correre con una moto che non viene usata né nel mondiale né nei campionati propedeutici (come la Rookies Cup o le varie Talent Cup) non è stata una scelta vincente. Senza dimenticare il fatto che esclude la possibilità per i team di fare wild card nel Mondiale.

Dimostrazione ne è anche il fatto che se negli scorsi anni team come VR46 o Gresini avevano una loro squadra nel Campionato Italiano ora sono sparite. Per quanto riguarda gli iscritti, nel 2023 erano 15, circa la metà di quelli nel CEV. O meglio, il campionato Junior GP, perché gli spagnoli si sono presi il titolo di ‘mundalito’ e hanno attirato team di primo livello, con un presente o una passato anche nel motomondiale. Parliamo di squadra come Aspar, MTA, Intact GP, Estrella Galica, Finetwork Mir, oltre a quelle nate dalle Talent Cup nazionali britannica e asiatica. Lunetta, l’unico debuttante italiano nel Mondiale il prossimo anno, viene dalla Junior GP, chiusa al 2° posto.

Il Rinascimento italiano che vede in Bagnaia il suo maggiore esponente non è stato un caso, ma è stato frutto della passione dei privati. Ora che i loro progetti sono cambiati, servirebbe che la FMI si impegnasse di più perché le ultime mosse sono stati quanto meno discutibili.

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