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Notte tra le dune in solitaria: l’incredibile sesta tappa di Cesare Zacchetti

L’esperto pilota torinese è stato protagonista di una rocambolesca tappa da 48 ore, conclusa dopo una notte trascorsa in mezzo alle dune: “Ero da solo in un deserto magnifico”

Dakar: Notte tra le dune in solitaria: l’incredibile sesta tappa di Cesare Zacchetti

Prima di godersi la meritata giornata di riposo di oggi a Riyad, i concorrenti della Dakar hanno dovuto fare i conti con la grande novità di questa 46ª edizione del più celebre dei Rally Raid: la famigerata tappa da 48 ore che ha imposto ai concorrenti della classe Moto una speciale di 626 km cronometrati, tra le dune dell’Empty Quarter.

Un percorso tecnico e impegnativo trasformasi in una tappa davvero rocambolesca per Cesare Zacchetti, giunto al traguardo della speciale dopo intoppi con la benzina e con la sua Kove 450 Rally, e una notte trascorso da solo tra la sabbia, sotto a un meraviglioso cielo ammantato di stelle.

Il racconto integrale di Zacchetti

“Che film questa 48h no stop! Di solito scrivo poco ma oggi vale la pena fare un tema!” ha scritto Zacchetti in un lungo post su Instagram, in cui ha raccontato le sue peripezie: “Dopo soli 6 km finisco in un buco da cui non riesco ad uscire, nessuno si ferma, inizio a preoccuparmi, cerco di contattare i torinesi in giro con le jeep ma non c’è segnale, nel frattempo Tiziano si accorge di me e torna indietro, arriva anche Francesco, insieme tiriamo fuori la moto. Dune pazzesche, un ritmo lentissimo, lungo il percorso incontro Javi Vega, una vite della torre gli si è infilata tra catena e carter e perde olio, poi incontro Tommaso Montanari, game over per lui purtroppo! Al km 175 la moto si ferma, azz cosa succede, arriva Fancesco Catanese mi dice: ‘è la pompa’, proprio il giorno prima il team manager Kove mi aveva detto il giorno di riposo cambi la pompa! La moto riparte, poi si ferma poi di nuovo… al km 181 si ferma definitivamente, a malincuore segnalo la mia posizione e dico problema meccanico.

Dopo un bel po’ arriva Amaury Baratin, si ferma perché il mattino dopo esser stato salvato dai miei amici l’avevo incontrato e disperato mi aveva chiesto di tirargli fuori la moto da un buco come il mio… una fatica enorme ma non potevo rifiutare l’aiuto a questo guerriero che stava andando con una caviglia rotta il giorno prima e non riusciva a camminare! Gli faccio sentire il rumore della moto in accensione e lui mi dice ‘injecteur!’ Non ce l’ho l’iniettore con me… Gli chiedo un po’ di benzina e magicamente la moto riparte, mi sembrava impossibile aver finito la benza dopo solo 180 km! Arrivo al rifornimento e alle 15:58 entro al cancello oltre il quale non si poteva proseguire dopo le 16. Il prossimo check è a 108 km e so che non ci arriverò e farà buio ma devo andare avanti il più possibile, il giorno dopo ci sono ancora un botto di km da fare. Mi fermo quando scurisce e diventa troppo pericoloso proseguire. Sono solo, in un deserto magnifico, un oceano di dune, è una sensazione mistica.

Mi metto a letto si sta bene. Sento rumori di moto in lontananza, arrivano due arabi, un quad e una moto, How can you ride in the dark my friend? gli chiedo, ‘VI AR ARAB, VI AR CRESI’ mi dice e se ne va! Più tardi chiamano sull’Iritrack, siamo seguiti da un ufficio a Parigi, è in arrivo un elicottero per aiutarti! Bene, sento il rumore, gira sopra di me, mi fa luce e se ne va. Dormo a ritmi di due ore, il freddo si fa sentire, mi sotterro nella sabbia. Il mattino con la luce vedo che mi avevano lanciato un pacco con viveri e sacco a pelo, ma era finito al fondo della duna e non me ne ero accorto perché ero lì bello bello a fare i video. Finalmente c’è luce e riparto, la mia motina si mangia le dune, devo fare più di 300 km per chiudere questa tappa estenuante. Cerco benzina ogni volta che incontro camion o macchine e raccatto qualche litro, sono tranquillo la Kove ha fatto il suo dovere, non mi aspettavo così tanto, sincero! Pensavo finisse a 575 invece sono 622. Trovo Tiziano Internò, facciamo gli ultimi km insieme, a meno due dalla fine ci fermiamo dai nostri amici torinesi per un caffè e un dattero, siamo arrivati ce l’abbiamo fatta, questa volta abbiamo avuto la meglio sul deserto! Quando arrivo ho una penalità enorme, il mio tempo non si è fermato perché non avevo raggiunto il campo base, ma non importa sono ancora in gara! Sono felice, la Kove ha già vinto, non si erano mai viste delle tappe così impegnative! Lungo? Pensate in moto!”.

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