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SBK, Davies: “Di Bautista mi impressiona la serenità, ha tutto sotto controllo”

“Alvaro è calmo in qualunque situazione e lavorare con lui è semplice: non bisogna dargli troppi feedback dall’esterno, ma qualche dato in più quando ce n’è bisogno. Rea? Non mi aspettavo un disastro come Phillip Island”

SBK: Davies: “Di Bautista mi impressiona la serenità, ha tutto sotto controllo”

C’è uno stretto legame che unisce Chaz Davies al team Aruba.it Racing - Ducati. Un rapporto che si è sviluppato tra i circuiti del Mondiale Superbike nei sette anni consecutivi in cui il pilota gallese ha rivestito il ruolo di pilota ufficiale Ducati. E che ha continuato a maturare anche dopo il suo ritiro dal campionato al termine della stagione 2021, quando Davies è tornato a far parte della famiglia Aruba.it Racing, ricoprendo il ruolo di coach dei piloti ufficiali. Già compagno di box di Alvaro Bautista nella sua stagione d’esordio in SBK con Ducati, il 37enne gallese è così ritornato a lavorare a stretto contatto con il campione spagnolo, del quale ci ha parlato in un’intervista rilasciata al nostro Riccardo Guglielmetti, prima di cominciare l’avventura che lo attende in MotoE sotto le insegne del nuovo team Aruba Cloud. 

Chaz, quanto è migliorato Bautista rispetto a quando eravate compagni di squadra nel 2019?
“È cambiato molto da allora. Ha deciso di cambiare direzione dopo due anni difficili in Honda, che probabilmente gli hanno permesso di capire un po’ il limite delle gomme Pirelli. Lui ha cercato di portare al limite il pacchetto che aveva e di ottenere i migliori risultati possibili, ma quello tra lui è Aruba è davvero un grande abbinamento. Alvaro ha un talento incredibile e forma un binomio fantastico con la Panigale V4R, che penso riesca a esaltare tutti i suoi punti di forza. Mentre lui riesce a estrarre il massimo da questo pacchetto. Alla gente piace parlare della moto, e adesso c’è anche una regola che è sostanzialmente fatta apposta per Alvaro, ma alla fine è l’unico pilota che riesce a estrarre tutto il potenziale dal pacchetto e lo ha fatto con costanza negli ultimi anni. Bisogna dargliene atto”.

Come ti trovi a lavorare con lui? In che modo lo aiuti?
“Lavorare con lui è un piacere. Ogni volta che è sceso in pista negli ultimi due anni, Alvaro è sempre stato più o meno nella finestra con l’elettronica, il telaio e tutto quanto, quindi la cosa importante è tenerlo in carreggiata, senza fornirgli troppi feedback dall’esterno. Sinceramente, il mio lavoro con lui è abbastanza semplice: io mi attivo quando c’è bisogno di una reazione, come in momenti tipo Donington, Most o Imola, nei quali dovevamo fare un passo avanti perché Rea o Toprak erano un po’ più forti e ho deciso di fornirgli qualche dato in più. Ma per il resto Alvaro ha quasi sempre la situazione sotto controllo. Quest’anno sarà più difficile perché arriva da un inverno complicato, in cui non è riuscito a guidare al 100%. Quindi, immagino che in questa stagione dovremo lavorare sodo insieme per accertarci che tragga sempre il massimo da se stesso e dal pacchetto, ma alla fine lui è sempre il nostro riferimento. Quello in cui ci troviamo è un momento entusiasmante perché il campionato è fantastico, ci sono un sacco di piloti competitivi, e abbiamo anche Nicolò che sta facendo molto bene”.

C’è qualcosa che ti impressiona di Alvaro?
“La sua serenità. È calmo in qualunque situazione, sa controllare molto bene se stesso e le sue emozioni, ma anche il gruppo. Che si trovi in un momento difficile o che vinca con 10” di margine, la sua mentalità è più o meno sempre la stessa. Credo dipenda dal tipo di allenamento che fa, ma ha un grande sangue freddo nel leggere le situazioni attorno a lui, incluso il modo in cui reagire in gara con Jonathan e Toprak. È facile scaldarsi e commettere un errore e una parte del mio lavoro consiste proprio nell’istruire il pilota, non necessariamente per migliorare le performance, ma anche soltanto per fornirgli dei dati sugli avversari e su quello che potrebbe succedere, che possono aiutarlo a evitare di commettere degli errori durante la gara. Capisco com’è essere nei suoi panni, perché ci sono stato per molti anni, in particolar modo in Ducati, che essendo un team factory è un ambiente con molta pressione”.

Ti aspettavi un inizio per Rea e la Yamaha come quello che abbiamo visto in Australia?
“Sinceramente no. Considerato il livello, non mi sarei mai immaginato che Phillip Island potesse essere disastro un simile. È stato un Round davvero duro e mi è dispiaciuto vederlo cadere, ma fortunatamente sta bene. Johnny sembrava andare bene nei test, anche se non ha fatto niente di speciale, era in Top 5. Probabilmente deve legare ancora un po’ con la Yamaha, perché quello a Phillip Island è stato un weekend davvero difficile”.

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