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Davies: “Avevo bisogno di nuove sfide, in MotoE riparto da zero”

“Decidere di correre in MotoE è stato facile, la parte difficile è stata convincere mia moglie. Non sono qui solo per partecipare, ma la realtà è che non corro da due anni e ho bisogno di rimettermi in gioco”

MotoE: Davies: “Avevo bisogno di nuove sfide, in MotoE riparto da zero”

A 37 anni Chaz Davies si appresta a cominciare un nuovo capitolo della sua carriera, prendendo parte agli otto Round del Mondiale MotoE 2024, che scatterà questo fine settimana a Portimao. Una nuova avventura che il gallese affronterà con i colori del team Aruba Cloud di Stefano Cecconi, ritornando a competere a tempo pieno dopo aver lasciato la griglia del Mondiale SBK a fine 2021 e aver disputato qualche gara nell’EWC nell’ultimo biennio. Un nuovo inizio di cui Chaz ha parlato con noi, dopo averci raccontato del suo ruolo di coach dei piloti del Aruba.it Racing.

Come mai hai deciso di ripartire da una nuova sfida come quella della MotoE? 
“Ci sono varie ragioni. Innanzitutto ho aiuto a sviluppare la moto e mi è piaciuto molto. Non si è trattato di molti giorni, ma adorato il tempo che ho trascorso in sella e a lavorare con i ragazzi della Ducati, quindi la prima cosa che ho pensato è stata che mi sarebbe piaciuto guidare questa moto. Quando ho lasciato il Mondiale Superbike non ho detto che avrei smesso definitivamente di correre, mi sono tenuto altre porte aperte, disputando anche qualche gara Endurance negli ultimi due anni. In più, un paio d’anni fa, Stefano mi aveva detto che quando la MotoE sarebbe passata a Ducati per lui sarebbe stato facile decidere di sbarcare nella classe con il team Aruba Cloud e, anche se mi ero più o meno ritirato, credo che fosse naturale compiere insieme questo primo passo nel campionato, perché ci conosciamo da 10 anni, abbiamo molta fiducia l’uno nell’altro, so di cosa sono capaci le persone che lavorano qui e la serietà con cui approcciano ogni nuova sfida. Questo ha reso la decisione molto semplice”. 

È stato tutto così facile?
“La cosa più difficile è stata convincere mia moglie, soprattutto per via del ruolo di coach in SBK, perché si tratta già di 10/11 gare all’anno, a cui si sommano quelle della MotoE. Parliamo di 20 weekend in un anno, da aprile fino all’incirca a novembre, in cui stare lontano da casa con due figli piccoli. Questa è la parte difficile, ma amo ciò che faccio in SBK e amo anche guidare le moto ed esplorare cose nuove. Adesso credo di aver capito che mi stavo po’ annoiando negli ultimi anni in SBK, stavo facendo un po’ più fatica e avevo bisogno di nuove sfide, che sono ciò che mi sta dando il lavoro da allenatore e che mi darà ancor di più la MotoE, che è completamente diversa”. 

Matteo Ferrari ha descritto la MotoE come una SBK elettrica. Tu cosa ne pensi? Sei d’accordo?
“È abbastanza diversa da una SBK, anche perché tutti i miei riferimenti con la SBK si basano sulle Pirelli e cambiare gomme modifica tutti i parametri in termini di feeling, quindi devi buttare nella spazzatura tutti i riferimenti che avevi da 15 anni e ricominciare. Per questo il mio approccio è di svuotare la mente dalle mie esperienze pregresse e ripartire da zero. Detto questo, si tratta di una moto molto divertente da guidare, i controlli dell’elettronica sono sofisticati ed è una moto con cui puoi davvero spingere a fondo ed esplorare il limite, ma senza essere completamente colto di sorpresa. È un pacchetto davvero divertente, anche perché Ducati ha lavorato molto bene con l’ergonomia, il bilanciamento e tutto il resto. Sanno come si costruisce una moto, anche se pesa 50 kg in più di quelle abituali. Hanno fatto un ottimo lavoro e sono convinto che ci sia ancora margine di crescita. Ho molto da imparare”.

Pensi che sarà possibile vincere già al primo anno, o ti servirà del tempo?
“Onestamente non mi va di dare un numero al mio piazzamento. Ovviamente non sono qui soltanto per partecipare, ma la realtà è che non corro da due anni e ho bisogno di rimettermi in gioco e concentrarmi su cose a cui non pensavo da due anni, o anche tre se vogliamo, perché nell’anno con Go Eleven ho ottenuto dei buoni risultati a inizio stagione, ma poi mi sono infortunato e posso dire che non ero concentrato. Devo rimettermi in gioco e so di poterlo fare, ma potrebbero volerci due o tre gare, perché il grosso problema della MotoE, forse la cosa più frustrante per me, è il tempo in pista è molto limitato. Abbiamo trascorso tre giornate in pista per i test, ma in realtà non si è trattato di tre giorni pieni, ma soltanto di quattro sessioni da 15 minuti a giornata e per metà sessione ha anche piovuto. Se vuoi fare qualunque modifica, non puoi entrare ai box, mettere il carburante e uscire di nuovo in pista, ma devi aspettare due ore. Così è complicato quando hai da imparare le gomme, il pacchetto e configurare il tutto. Lo è sia per me che per la squadra, perché quando rientri ai box, provi qualcosa di diverso, e torni in pista due minuti dopo hai una comparazione diretta e dei buoni dati, mentre quando ti fermi per due ore, scendono in pista altre moto e le condizioni cambiano, la situazione è diversa”.

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