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Moto3, Lunetta: "Sogno la MotoGP nel team SIC, con quel 58 che non mi ha mai lasciato"

LA STORIA "Vidi la gara in Malesia, sulla prima minimoto a Natale, misi il 58 e da allora non mi ha più lasciato. L'incontro con Paolo Simoncelli? in qualche modo doveva succedere, entrambi avevamo il desiderio di lavorare assieme. Ammiro Pedro Acosta, fa un altro sport, a lui viene tutto naturale ma dietro c'è tanto lavoro"

Moto3: Lunetta:

E' romano, ha diciassette anni, è vice campione Junior GP ed è tra gli atleti di interesse nazionale della FMI:  Parliamo di Luca Lunetta, che al suo anno da rookie in Moto 3 si appresta ad affrontare il quarto appuntamento di stagione a Jerez. Un inizio di campionato segnato da delle ottime qualifiche (è sempre in Q2) e qualche errore in gara perchè "devo mettere la testa a posto e rimanere lucido", ma è giovane, fa parte del percorso. Il primo contatto tra il giovane pilota romano e le due ruote sa quasi di destino (spoiler: c'è di mezzo un campo da golf) poi la scintilla in quell'infausto weekend della Malesia e quel 58 che non lo ha più lasciato nella sua carriera. Anche l'incontro con Paolo Simoncelli ha tutto delle predestinazione, si cercano e si trovano, ed ora nel 2024, a 20 anni di distanza, Lunetta riporta quel 58 proprio in quella Jerez che vide Marco Simoncelli trionfare per la prima volta sul bagnato nel 2004. Quella di Lunetta è una storia nella storia, e ce l'ha raccontata all'alba del weekend spagnolo.

"Al netto delle prime tre gare rimango positivo - racconta Lunetta - arrivare nel mondiale era il mio sogno, è un'emozione unica. E' chiaro che non mi piace scivolare e stare dietro, nelle prime gare non siamo riusciti a concretizzare nonostante in qualifica siamo veloci rientrando sempre in Q2, eccezion fatta per la caduta di Portimao. Devo rimanere calmo e continuare a lavorare passo dopo passo".

Il tuo arrivo in MotoGP è coinciso con il passaggio alle Pirelli, e lo hai fatto in un team che è un simbolo del paddock, il SIC58 fondato da Paolo Simoncelli.
"E' tutto nuovo qui per me, ma nel team mi sono trovato subito bene, è una seconda famiglia ed ho un bellissimo rapporto sia con Paolo, con Marco Grana il mio capotecnico, e con Filippo Farioli il mio compagno di squadra.  La Honda mi piace, abbiamo lavorato bene sul setup. Nelle prime gare avevamo avuto problemi in staccata, mentre ora abbiamo sistemato col freno motore. Ho tutte le condizioni per fare bene, quindi ora sta a me lavorare con calma, conoscere i limiti delle gomme, per il resto è solo questione di testa, rimanere lucidi in gara e non commettere errori".

Come è nata la passione per le moto? So che c'è di mezzo il golf.
"E' tutto vero! sono sempre stato spericolato sin da piccolo, a 3 anni andavo in bici senza rotelle ma in famiglia non c'era questa cultura per i piloti, c'era una passione per la moto come anche per altri sport. A cinque anni mi portò ad un campo da golf ma non era la stagione giusta per iniziare. Tornando a casa ci imbattemmo in questa pista di moto a Torricola, iniziai per caso quindi e mi prese subito tantissimo, anziché al parco giochi andavo alla pista di minimoto. Quando mi dissero che non era la stagione giusta per il golf pensai: perfetto! Ero contentissimo e così sono cresciuto tra le moto".

Cosa hai pensato quando hai realizzato che avresti corso proprio per il team SIC58?
"E' stata un'emozione unica, porto il 58 da quando ho iniziato a correre a 5 anni e ho sempre guardato a questa squadra come a un miraggio, è una cosa troppo bella da descrivere, è un sogno correre il mondiale con loro. E' successo per caso, ero in Austria e ho incontrato Paolo, la scintilla è stata immediata, entrambi avevamo il desiderio di lavorare assieme".

Era destino che vi incontraste.
"In qualche modo doveva succedere! Ora sono qui ed è il momento di divertirci ma anche di portare a casa qualche risultato".

Porti un numero di gara importante per il motociclismo italiano, il 58 che era di Simoncelli, come è nato questo legame?
"Il 58 mi rievoca un'emozione fortissima. Proprio quando iniziai con le minimoto vidi quella gara in Malesia, ero sul divano con mio padre e nonostante fossi ancora piccolo rimasi davvero scioccato. Nei giorni successivi il 58 era ovunque, così quando mio padre mi regalò la minimoto ci misi subito sopra il 58, mio padre provò anche a toglierlo ma non ce n'era motivo, da allora non mi ha più lasciato".

Ora ti aspetta Jerez, quarta tappa del campionato.
"E' un circuito che mi piace molto, qui sono sempre andato forte anche nelle categorie minori, e nei test di inizio anno ero in top 10 quindi penso che ci divertiremo questo weekend".

Qui Simoncelli vinse anche la propria prima gara in carriera.
"Potrebbe essere di buon auspicio, io darò il massimo come sempre, ci proviamo, l'obiettivo come sempre è vincere, ma dobbiamo lavorare con calma".

Il primo sogno, quello di entrare in questo team, l'hai raggiunto. Qual è il prossimo?
"Ovviamente sogno la MotoGP,  ma più nell'immediato... se me l'avessi chiesto la scorsa settimana ti avrei risposto che vorrei iniziare vincendo una gara. Ora però penso che sia più importante chiuderla bene e fare esperienza".

E per chi sogna la MotoGP, tra i piloti in classe regina uno in particolare fa sognare il romano più degli altri.
"E' quasi scontato dirlo, ma ammiro molto Pedro Acosta, al momento non lo riesco a spiegare. Tra l'altro ci ho corso assieme nel 2020 nella rookies cup, era il mio primo anno ed avevo 14 anni, e già lì faceva paura, faceva un altro sport. Al di là di quanto velocemente sia arrivato in MotoGP, da un rookie ti aspetti un periodo di assestamento, ma a lui riesce tutto con estrema facilità. Non si tratta solo di essere spericolati, c'è da aggiustare la moto e non è poco. Ho avuto occasione di parlarne col Diggia (anche lui romano ndr), e dietro il suo successo in MotoGP c'è tanto lavoro. In Moto3 può capitarti una gara incredibile ma lì è diverso, spero che mi sia d'ispirazione anche se poi ognuno ha il proprio percorso, bisogna concentrarsi sul proprio lavoro senza perdersi troppo in comparazioni".

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