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Povere creature: la MotoGP nelle mani di Liberty Media, il motociclismo ad un bivio

Impiantare il cervello di un bambino in un corpo adulto non è una buona idea e quello sono i motociclisti oggi, anche se l'età media degli appassionati è alta. La società americana però è riuscita a far crescere la F1 (un altro mondo). Dovremo essere maturi e responsabili per aiutarla in questo compito non semplice

Povere creature: la MotoGP nelle mani di Liberty Media, il motociclismo ad un bivio

Erano giorni che si mormorava che l’annuncio del passaggio della MotoGP a Liberty Media sarebbe arrivato in occasione del GP di Austin, i nuovi padroni del vapore invece hanno scelto il 1° aprile e non è un pesce anche se il comunicato è arrivato in quello che in USA è chiamato ‘All Fools’ Day’.

L’acquisizione dell’86% della Dorna sarà perfezionata nel corso del 2024 e, da quanto si legge nel comunicato in apparenza sembrerebbe che il passaggio da Dorna a Liberty avverrebbe con una politica di leopardiana memoria: cambiare tutto per non cambiare niente.

Si legge: questo nuovo accordo vedrà Dorna Sports S.L., il detentore esclusivo dei diritti commerciali e televisivi della MotoGP, rimanere una società a gestione indipendente attribuita al tracking stock del Formula One Group di Liberty Media. Carmelo Ezpeleta, che è stato amministratore delegato dal 1994, manterrà la sua posizione e continuerà a gestire l'azienda con il suo team di gestione. La sede dell'azienda rimarrà a Madrid.

In realtà quest’ultimo è un passaggio logico, identico a quello che nel 2016 consegnò la F1 a Liberty Media lasciando Bernie Ecclestone al timone. Bernie, poi, si affrettò però ad aggiungere: “Resterò ancora per almeno altri due, tre anni, prima di cominciare a tirare i remi in barca".

In realtà l’interregno di Ecclestone durò molto meno e a fine gennaio 2017 Bernie corresse il tiro: “Sono stato licenziato, adesso non mi resta che andare via. Lo considero come ufficiale: non conduco più io l’azienda e la mia posizione è stata rilevata da Chase Carey”.

Accadrà lo stesso con Carmelo Ezpeleta che più volte ha affermato di non potersi e volersi paragonare a Ecclestone? Chi può dirlo? Entrambi, infatti, sono stati padri-padroni dello sport che hanno gestito, Bernie per 40 anni, Carmelo dal 1994.

Ci sono molto similitudini nelle carriere dei due: entrambi hanno corso, entrambi sono stati uomini di potere nelle rispettive strutture ed hanno delegato poco, nel senso che le decisioni importanti le hanno prese sempre da soli. A Ecclestone piacevano gli italiani e ne mise diversi in posizioni se non di potere, quantomeno di responsabilità, pensiamo a Gardella a Lattoneddu. Ezpeleta, anche se ci sono diversi italiani in Dorna, ha tenuto le cose molto più in famiglia, e per questo è stato molto criticato anche all’interno del paddock.

Il fatto è che il mondo delle quattro ruote è profondamente diverso da quello delle due, e non solo perché è infinitamente più ricco. Maggiori disponibilità economiche, infatti, permettono la nascita di più figure manageriali che invece in MotoGP mancano. E poi Bernie ha sempre (volutamente?) tenuto i giapponesi fuori dalla stanza dei bottoni, mentre Ezpeleta li ha perfettamente gestiti lasciando loro ampia libertà di movimento ed assicurandogli un finanziamento che, portando un introito fisso ai team, in realtà finiva direttamente nelle casse delle Case tramite la interamente controllata IRTA che da International Roadracing Team Association, si è negli anni trasformata nel braccio armato della Dorna, dipendendo economicamente interamente da lei.

Come è accaduto alla Federazione Internazionale Motociclistica, che ha molto meno potere decisionale della FIA, anche se apparentemente il suo Presidente Jorge Viegas, fa finta che non sia così.

Quindi questo passaggio dove porterà il motociclismo? Beh, tutti speriamo che il cambiamento non si limiterà ad essere cosmetico e sempre più verso lo show fine a sé stesso, che è la via scelta dalla F1, ma porti anche un maggiore apporto finanziario al mondo delle due ruote nel quale, salvo rarissime eccezioni i grossi sponsor latitano.

Se togliamo qualche industria petrolifera, i bibitari Red Bull e Monster - al quale Bernie non avrebbe mai permesso tutto lo spazio che hanno a prezzi stracciati che hanno in MotoGP - e qualche nome arrivato grazie soprattutto a Ducati, come Lenovo, non ne vediamo e notiamo molti.

Anzi, è da un po’ che notiamo un progressivo ritorno ed interesse di coloro i quali, nel passato, supportavano piloti privati e squadre: pensiamo a Alpinestars, Dainese, Beta, Givi, Acerbis, oltre a produttori di carburanti e lubrificanti come Repsol, Petronas, Castrol, Pertamina, Motul, alcuni in crescita, altri in ritirata, alcuni in MotoGP, alcuni in Superbike dove è massiccia la presenza di team privati. Pochi, pochissimi, sono gli sponsor extrasettore o extramotorismo, se così vogliamo dire, come Prosecco Doc.

Nessuno di loro, però, pare investire molto in comunicazione esterna al campionato, e questo è un problema perché attualmente la MotoGP non ha più una grande stampa e visibilità che invece continua ad avere (anche se in misura minore) la F1 grazie alla Ferrari e ai grandi costruttori come Mercedes.

Come è noto la concorrenza stimola il mercato, ma nel caso del motociclismo questa non esiste: oltre a MotoGP e Superbike Dorna infatti ha in mano il CEV, diventato per suo desiderio un mondiale junior, e poi la MotoE, il mondiale elettrico, la Moto2, la Moto3 e, da quest’anno anche il mondiale femminile, per non parlare della gestione di vari campionati promozionali.

E questo porta al problema dell’ Antitrust visto che la concentrazione nuoce al mercato. Nel 2006 l’Unione Europea fermò CVC Capital Partners che aveva comperato i diritti della MotoGP e voleva mantenere anche la F1. Il risultato fu che dovette cedere la sua partecipazione in Dorna a Bridgepoint per 550 milioni di euro e lasciare le moto.

Cos’è cambiato da allora? Niente e l’Europa sembra al contrario sempre più attiva nel proteggere i diritti dei consumatori, ma certamente Liberty Media non si sta muovendo alla cieca e c’è il precedente di Bridgepoint che nel 2011 inglobò la SBK, insieme alla MotoGP senza che l’Antitrust muovesse un dito o qualcuno parlasse di abuso di posizione dominante.

Vedremo, sicuramente il CEO della F1 è Stefano Domenicali, un manager con grande esperienza e capacità, poco o nulla egocentrico a differenza di Ecclestone e Ezpeleta e certo questo è un bel viatico…ma parliamo pur sempre di mondi diversi, sia dal punto di vista commerciale che sportivo. I fan attuali di F1 sono in gram parte generalisti, quelli della MotoGP appassionati veri, motociclisti.

Certo, l’obiettivo è quello di allargare la base, ma pur sempre senza perdere le proprie origini perché nel motociclismo al contrario che nell’automobilismo più che il brand awareness, che è la notorietà di un marchio e indica la capacità di riconoscere un brand da parte delle persone o di un pubblico di riferimento, conta l’appartenenza alla tribù delle due ruote che poi ci rende tifosi - e dunque clienti - di quel determinato marchio.

Insomma, le aspettative, come i dubbi, sono tanti. Metà del mondo è da comperare, l’altra metà è da vendere. Speriamo che in questo cambiamento epocale, non sia l’anima del motociclismo ad essere (s)venduta, anche se i recenti segnali, raddoppio delle gare con l’introduzione della Sprint race, diminuzione del tempo dedicato alle prove, messa all’angolo con quasi zero visibilità delle categorie cosiddette minori ma che nel passato avevano la stessa dignità della gloriosa classe 500, sono un brutto segnale.

Poiché, almeno per il momento, sarà ancora Carmelo Ezpeleta al timone, gli ricordiamo, ma sicuramente non ce n’è bisogno che nella ‘sua’ Jarama gli spettatori durante la 500 abbandonavano gli spalti e Mick Doohan alla sua gara solitaria dove aver visto vincere gli Angel Nieto, Ricardo Tormo, Aspar Martinez.

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