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Italia di nuovo sul tetto della MotoGP: una tripletta da sogno a Losail

Fabio Di Giannantonio vince e spera di restare in gioco, Bagnaia vola verso il titolo e Marini verso la HRC. Tutti e tre sulla Ducati GP per un podio Made in Italy che vale anche di più di quello a Silverstone nel 2015

MotoGP: Italia di nuovo sul tetto della MotoGP: una tripletta da sogno a Losail

Non ci abbiamo pensato immediatamente, ma il podio di ieri tutto italiano non è solo un replay di quanto visto nell’ormai lontano 2015 con Valentino Rossi, Danilo Petrucci ed Andrea Dovizioso. All’epoca Valentino si stava giocando il titolo in sella alla Yamaha in una stagione in cui la M1 era la migliore moto in griglia e la Ducati aveva appena intrapreso la strada che l’ha condotta a rilevare quel ruolo diventando il riferimento nel paddock.

Ieri a Losail erano infatti tre piloti italiani sul podio come a Silverstone 2015, ma ognuno dei tre era riuscito nell’impresa in sella ad una Ducati. Un sottile ma fondamentale dettaglio che cambia parecchio la percezione di quanto avvenuto perché dimostra ancora una volta che ormai la MotoGP è un affare tutto europeo, fino a che i giganti giapponesi non decideranno di svegliarsi davvero. Che in Italia nascano sempre grandi piloti non è mai stato un dubbio, basta scorrere l’albo d’oro del motomondiale in ogni categoria per rendersene conto.

Ma vedere al contempo un gruppo di piloti italiani in sella a moto italiane così forti, è di certo qualcosa di completamente diverso. Capirossi aveva fatto sognare nei suoi anni sulla Ducati, quando la moto di Borgo Panigale era una belva difficile da domare, ma Loris è rimasto senza eredi fino al magnifico 2017 di Andrea Dovizioso, che a sua volta ha alimentato il sogno di vedere una coppia tutta italiana vincere in MotoGP. Nel 2022 quel sogno è stato realizzato da Pecco Bagnaia, che ha portato la sua Ducati GP22 sul tetto del mondo, ma l’impresa di ieri suggella forse un altro traguardo per il motociclismo italiano.

Non c’è infatti solo Pecco su quel podio, non c’è solo una Ducati a lottare per il titolo ed in prospettiva le cose potrebbero diventare ancora più interessanti per noi amanti del puro Made in Italy. Fabio Di Giannantonio ha dimostrato di avere palle d’acciaio nel momento più difficile della sua carriera, senza avere certezze sul futuro ma solo una carrellata di dubbi e delusioni con cui si è dovuto confrontare mettendo nel frattempo tutto da parte una volta in sella. Ci vogliono spalle larghe e Diggia ha dimostrato di averle, merita un posto in questo paddock e speriamo davvero che riesca ad ottenerlo anche se all’ultimo momento utile.

Luca Marini avrà invece una grande sfida da affrontare dopo la gara di Valencia, perché ad attenderlo ci sarà la moto più difficile del paddock, quella Honda che ha convinto Marc Marquez a cambiare aria. Luca è riconosciuto da tutti come un ragazzo intelligente ed attento, calmo fuori dalla pista eppure capace di tirare fuori gli artigli in gara quando serve. Ha secondo noi il profilo perfetto per tentare di tirare questa Honda fuori dal baratro in cui è precipitata, e in qualche modo ci ricorda quello che fece Dovizioso con Ducati dal 2013. Dovi arrivò a bordo di una nave che imbarcava acqua, ma con la sua costanza riuscì a tenerla a galla fino ad esplodere poi dal 2015 grazie all’arrivo di Gigi Dall’Igna. C’è insomma da essere orgogliosi per Marini, pensando che la Casa motociclistica più importante al mondo abbia pensato a lui per questo ruolo.

Italiani protagonisti: Bastianini è tornato

Dicevamo che guardando al futuro si può essere certi di avere ancora altri momenti magici da gustare e ne siamo certi dopo aver visto la gara di Enea Bastianini di ieri. Bestia non è riuscito a raggiungere il podio, ma ha segnato il miglior giro della gara proprio all’ultimo passaggio sul traguardo. La crisi è insomma alle spalle ed Enea nel 2024 tornerà a lottare per il vertice con costanza, magari strappando a Jorge Martìn il ruolo di sfidante di Pecco Bagnaia, al netto di quello che farà un certo Marc Marquez una volta salito sulla Ducati di Gresini, ma questa è un’altra storia ed anche Marco Bezzecchi potrà senza dubbio dire la sua.

Ci sarà poi un’altra pedina importante da osservare con attenzione e ci riferiamo a Franco Morbidelli. Inutile nascondere la delusione per queste stagioni di Morbidelli in sella alla Yamaha Factory, tutti si aspettavano ben altri risultati dopo quello che Franky era riuscito a fare nel 2020 in sella alla M1 satellite. Ma questa ciambella non è riuscita con il buco e possiamo solo sperare che quel magnifico pilota ammirato nel 2020 si risvegli in sella alla Ducati a Valencia, che insomma i tifosi italiani possano ritrovare un potenziale campione, tra l’altro in sella ad una Ducati ufficiale seppure gestita da Pramac, quindi probabilmente la migliore moto in griglia.

Il podio di ieri di Losail insomma non è frutto del caso, non si tratta di fortuna e non si deve ringraziare nessuno che non siano i protagonisti. Ducati ha creduto nello sviluppo tecnologico in stile Formula 1 per prima e sta raccogliendo i frutti di investimenti partiti da lontano, tra l’altro godendosi anche il successo della politica sportiva che ha portato tanti giovani talenti in sella alla moto italiana. Per quanto riguarda i piloti, VR46 Academy ha sfornato dei talenti che oggi sono protagonisti assoluti e che continueranno ad esserlo in futuro. Enea Bastianini e Fabio Di Giannantonio non fanno parte di questo gruppetto di ragazzi che si allenano a Tavullia, ma di certo sono due talenti di cui tutti noi italiani possiamo essere orgogliosi.

Perdonate il panegirico, ma onestamente la voglia di godersi questo podio tutto italiano era tanta ed è tantissima la voglia di vedere cosa accadrà in futuro in una MotoGP che per nostra fortuna parla sempre di più italiano. Non possiamo che chiuderlo con il più classico degli ‘Italians do it better’.

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