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La MotoGP 'inciampa' nella doppia partenza, se show fa rima con pericolo

Con la novità sono arrivate anche le criticità. Le stanno affrontando i piloti e le squadre, a Le Mans ci sarà un primo confronto con gli steward ma i problemi da risolvere sono tanti e complessi: vediamoli

La MotoGP 'inciampa' nella doppia partenza, se show fa rima con pericolo

Quattro Gran Premi con il nuovo formato della MotoGP sono ormai dietro le spalle, Portogallo, Argentina, Texas e Spagna e penso che ne sappiamo abbastanza per poter esprimere i primi giudizi su fine settimana che sono diventati estremamente compressi, complessi ed in alcuni casi caotici.

La maggior parte dei piloti concorda sul poco tempo a disposizione per preparare la moto, poiché già nel pomeriggio di venerdì bisogna affrontare una vera e propria qualifica per entrare direttamente in Q2 senza passare per la tagliola della Q1.

Lo scoglio delle qualifiche: ora la pole vale per due!

Partire in prima o seconda fila negli ultimi anni è sempre stato importante, ma ora che la qualifica crea lo schieramento di partenza per due gare, la Sprint ed il Gran Premio, è fondamentale perché ci si gioca due gare ed anche se quella breve dà solo la metà dei punti partire dietro significa avere la quasi matematica certezza di finire fuori dai primi nove. Peraltro a livello di punteggio solo le prime posizioni consentono un buon bottino.

Sprint Race: una partenza in più non scevra da rischi

Una volta lasciatisi alle spalle le qualifiche, bisogna prepararsi immediatamente per la Sprint race del sabato, e non è solo questione di montare una coppia di gomme morbide e tirare al 110% con poca benzina nel serbatoio e senza preoccuparsi dell’usura degli pneumatici. Ci sono piloti che faticano ad ‘entrare in temperatura’ e moto meno adatte al ‘tutto e subito’, ma non è questo il problema principale. Il problema è la partenza, perché due partenze nel fine settimana significa raddoppiare i rischi. E quando si è deciso di fare una Sprint in ogni Gran Premio non si è tenuto conto che non tutti i circuiti sono adatti a raddoppiare questo rischio. Se il tracciato è largo significa avere maggiore spazio alla prima curva, e se la linea di partenza è lontana c’è la possibilità che il gruppo si sgrani. Ma su circuiti come Jerez, dove la partenza e a poche centinaia di metri dalla prima doppia curva il rischio aumenta. E lo abbiamo sperimentato in entrambi i giorni di gara!

Sorpassi e penalizzazioni: un problema da risolvere

Incidenti, o sorpassi azzardati ma necessari, sia per togliersi dai guai subito, che per recuperare posizioni perse in qualifica da piloti veloci sono forieri di situazioni in cui è difficile oggettivamente dare la colpa ai piloti. Tutti danno il massimo senza alcuna intenzione di danneggiare gli avversari. A Jerez ne abbiamo avuto due esempi con le collisioni fra Morbidelli e Alex Marquez nella Sprint e nella carambola di Quartararo con Oliveira. Responsabilità multiple di tutti i piloti coinvolti che però alla fine portano alla penalizzazione di uno solo. E non sempre chi paga è il vero colpevole. Come è vero che non sempre c’è un vero colpevole.

Le gomme sul banco degli imputati

Alla fine nessuno è veramente soddisfatto del nuovo format, perché gli incidenti sono aumentati ed i piloti pagano l’insicurezza con la frustrazione di essere sanzionati, a loro parere, ingiustamente. Questo comporta la necessità di trovare un colpevole, e poiché gli steward e Freddie Spencer che li guida sembrano impermeabili alle critiche ed anche loro si trovano a dover affrontare situazioni intricate e difficili in pochissimo tempo, c’è chi - è il caso di Morbidelli - ha scovato negli pneumatici Michelin il capro espiatorio.

Ne parliamo a parte, ma è evidente che un formato di gare diverso, con le stesse gomme a disposizione, porta alla creazione di problemi nuovi, che debbono essere affrontati congiuntamente per trovare una soluzione. E’ inutile puntare il dito: la situazione è nuova per tutti. Carmelo Ezpeleta ha detto che il format non è definitivo e, se necessario, può essere aggiustato. La F1 lo ha già fatto.

Le conferenze e lo show

Il fine settimana è cambiato non solo per i team ed i piloti, sottoposti a maggiore pressione, ma anche per noi. La Dorna fin dal giovedì organizza conferenze stampa a raffica, addirittura tre una dopo l’altra, con diversi piloti. Nella maggior parte dei casi, tranne che per i primi, non sono necessarie, ma bisogna comunque seguirle, perché la notizia, la frase importante, può sempre venire fuori. Ciò significa però che piloti e PR sono superimpegnati e meno disponibili ad eventuali one to one fuori dal programmato. In parole povere: c’è meno tempo per creare delle storie. La Dorna, attraverso i suoi rappresentanti, ha già fatto sapere di gradire i nostri commenti in proposito. Speriamo che vengano ascoltati. Il motociclismo ha bisogno di personaggi, ma raramente si riesce andare a fondo alle storie quando c’è una telecamera puntata a registrare tutto.

Moto3 e Moto2, da classi intermedie a categorie neglette

Il fenomeno è in fase avanzata: Moto3 e Moto2 stanno sempre più diventando delle classi da riempitivo. Gli hanno già levato tempo in pista, sono stati aboliti i warm up, la raffica delle conferenze non include le categorie minori. Il risultato - ma questo accade ormai da tempo - Moto3 e Moto2 sono sparite dai media generalisti e ciò non fa bene al motociclismo, che è uno sport corale come l’atletica.

Ci sono molte specialità: non si va al campo sportivo solo per vedere i 100 metri, ma i protagonisti devono essere riconosciuti, ed oggi ciò non accade. Oggi non potrebbe nascere un fenomeno come Angel Nieto, insomma. Anche perché fin dall’inizio il campionato è stato impostato come una ‘road to MotoGP’ e questo secondo noi è un errore, perché un serial winner in ogni categoria fa parlare ed è anche un punto di riferimento per i giovani.

Angel Nieto, occasionalmente, ha corso in gare ad invito a fine stagione con la 500, ma lo ha fatto perché era l’idolo delle piccole cilindrate. Questo incuriosiva e portava pubblico nelle piste in Spagna, anche quando la penisola iberica non aveva campioni nella 500. Non bisogna dimenticare che non tutte le Nazioni possono avere un campione nella classe regina, ma se c’è un fuoriclasse in un’altra cilindrata, nasce comunque il tifo per nazionalismo, che non è una brutta parola.

Per il momento è tutto qui. Ci sarebbero altri punti sui quali discutere. Prendete queste riflessioni come pensieri espressi a voce alta. Ognuno di voi può aggiungere o togliere qualcosa a questa discussione. E’ per un motomondiale migliore, perché potete prendere le nostre parole come critiche, ma in realtà, più semplicemente, sono i nostri appunti messi a disposizione dello sport per migliorarlo.

L'ammucchiata nella Sprint race

L'incidente in partenza del Gran Premio

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