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Caso Romboni: si indaga per omicidio colposo

Avvisi già notificati dalla Procura di Latina. La moglie Sara: "La mia tenacia è stata premiata. Se non ho mollato l'ho fatto per la memoria di Doriano"

News: Caso Romboni: si indaga per omicidio colposo

La morte di Doriano Romboni ha lasciato un vuoto incolmabile nel cuore di tantissimi appassionati, e ovviamente ha fatto anche di più in quelli della moglie Sara e dei loro figli lasciati soli prima del tempo. L’incidente avvenuto nel 2013 durante la seconda edizione del Sic Day all’autodromo del Sagittario è tornato al centro dell’attenzione in questi giorni dopo che le indagini sull’episodio hanno vissuto un'improvvisa svolta.

L’avvocato Caterina Caterino ha dichiarato nella trasmissione “A Ruota Libera” sul canale Youmotor.tv, che la Procura di Latina ha concluso le indagini notificando agli interessati l’ipotesi di reato di omicidio colposo.

Il caso Romboni non è mai stato chiuso - ha spiegato l'avvocato - Il primo passo fu l’apertura di un fascicolo contro ignoti alla Procura della Repubblica di Latina. I tempi di accertamento sono lunghi, si era anche richiesta l’archiviazione, ma grazie alla tenacia della moglie di Doriano si è di fatto riaperto il caso. ”.

“Dopo cinque anni e dopo tanta opposizione, si arriva ad un avviso di conclusione di indagini preliminari. Il tutto già notificato a chi la Procura della Repubblica ritiene sia implicato. Parliamo di omicidio colposo. L’omologazione è stata rilasciata in modo superficiale secondo me e la cosa che colpisce è che quello stesso tracciato è stato modificato dopo l’incidente di Romboni”.

Il fulcro della vicenda è legato alla discrepanza tra le misure di omologazione della Federazione e quelle reali del tracciato nella configurazione all’epoca dell’incidente.

“Una cosa è certa, dopo che Doriano è morto, nessuno ha preso le misure, i rilievi che si prendono ad esempio in un incidente stradale. Nessuno ha mai preso neanche le misure di quel preciso circuito, che in quella conformazione era pericolosissimo. Chi li omologa? La Federazione. Ad oggi non sappiamo ancora quando è avvenuta questa omologazione. Le misure reali del circuito, non corrispondono a quelle della piantina del circuito depositata con la prima omologazione, precedente al 2013. Noi vorremmo sapere dalla Federazione come sono state prese queste misure e chi ha deciso di dare questa omologazione”.

DORIANO ROMBONI - SIC DAY 2013

LE PAROLE DI SARA ROMBONI, LA DONNA CHE HA AVUTO LA FORZA DI NON MOLLARE

Dopo aver appreso di questa svolta nelle indagini, abbiamo contattato Sara, la moglie di Doriano. Abbiamo parlato con lei del periodo intercorso da quell’incidente ad oggi. Cinque anni, vissuti tra mille difficoltà e tantissima voglia di scoprire la verità.

Sembrava che la morte di Doriano fosse un capitolo chiuso davanti alla legge. Invece la tua tenacia è stata ripagata.

"Non lo pensavi solo tu, l’hanno pensato in tanti. Io non ho fatto rumore più di tanto in questi anni, anche perché nessuno si è messo davanti per me e soprattutto per Doriano. Sembrava quasi che tutti mi dicessero sempre le stesse cose, che era stata una fatalità, una disgrazia. Mentre io ho pensato ai fatti. Ho fatto quello che secondo me avrebbe fatto lui per me a ruoli invertiti. Ho fatto solo quello che era giusto fare, perché un domani quando guarderò i nostri figli negli occhi dopo una qualche loro domanda sul padre, voglio sapere di aver fatto tutto per potergli dire la verità”. 

SARA E DORIANO ROMBONI

Adesso che le cose stanno prendendo una certa piega, magari hai iniziato a trovare delle risposte ai tuoi dubbi.

“Lo svolgimento delle indagini parla chiaro, e mi fa capire perché c’era tanto silenzio su Doriano. Io volevo solo fare chiarezza su tutto e mi sembra che adesso questo stia succedendo. Mi domandavo perché fossi lasciata sola da tutti. Adesso lo sto capendo”.

In passato avevi provato a cercare aiuto, magari anche nella stampa? 

“Quando ho provato con la stampa ho trovato dei muri, e ho capito che la strada non era quella. Così ho deciso di fare la mia strada, con l’aiuto dell’avvocato Caterina Caterino. Ho sempre insegnato ai miei figli che è meglio sbagliare da soli, piuttosto che farlo copiando gli altri. Non ho ascoltato nessuno, sono andata avanti a testa bassa senza ascoltare chi voleva demoralizzarmi. Quando ho cercato di far parlare di Doriano, magari di organizzare un evento per lui, sembrava quasi che fosse un problema. A volte mi sono anche chiesta cosa avesse fatto di male, perché ho ricevuto davvero troppe risposte negative. La morte di Romboni è un tasto che nessuno voleva toccare”.

La situazione si sta delineando, c’è qualcuno che non ha fatto il proprio dovere fino in fondo a quanto sembra.

“Nessuno purtroppo ha fatto il suo dovere. Verso di me poteva essere una forma di carità umana, ma ritengo che verso Doriano come di chiunque al posto suo, appurare la verità fosse un dovere preciso. In chiesa il giorno del funerale c'era tanta gente a battersi il petto. Tutti scomparsi il giorno dopo”.

DORIANO ROMBONI - APRILIA GP 500

Un dolore che per fortuna non ti ha sopraffatto.

“Io ero in una condizione difficile, dovevo pensare alle mie figlie e non potevo solo soffrire e superarla. Lui era una persona davvero speciale, un ragazzo unico. Nessuno si ricorda che questo ragazzo ha dato tanto. Io come aiuto dopo ho avuto un lavoro, ma solo per un anno. Una cosa un po’ riduttiva. Mi sono messa in gioco, sono andata in giro. Ma non ho avuto altre possibilità. Quando vivi queste situazioni, puoi mollare tutto. Io ho scelto di combattere. Sono felice di aver incontrato Caterina, che ha creduto in me. Se non ci fosse stata lei, non so dove sarei arrivata. Potevo impegnarmi quanto volevo, ma avevo bisogno di una persona come lei. Io ce l’ho messa tutta”.

Dopo tanto tempo, che ricordo porti di Doriano nel tuo cuore?

"Quando Doriano è morto le bambine avevano solo 3 anni e 5 anni. Lui aveva già una figlia più grande che adesso di anni ne ha 19, come anche io un figlio più grande che adesso ne ha 20. Eravamo però tutti una grande famiglia e lui un papà straordinario. Lui era felice, era da poco tornato a lavorare nel mondo delle moto, che è sempre stato il suo contesto naturale, ed era felice. Ricordo bene questo di lui e mi piace. Avevamo avuto dei problemi con un’attività che abbiamo poi chiuso, ma ci stavamo reinventando. Lui era in forma, si allenava ed era un padre molto presente. Quel giorno è andato e non è più tornato. Io sono sempre stata un tipo battagliero, ma di fronte a questa cosa che è successa solo cinque anni fa, si può dire che ne ho persi quindici”.

Doriano ha vinto tanto e soprattutto era un pilota molto amato dai tifosi per il suo grande cuore. Ti succede mai di ricevere messaggi da loro?

“Tantissime persone, tifosi, mi stanno scrivendo, mi stanno sostenendo in questo periodo. L’hanno fatto sempre da quanto non c’è più. Doriano ha dato tanto al motociclismo italiano e continua ad essere molto amato. Tutti mi scrivono che questo silenzio era strano, che dopo aver saputo dell’indagine hanno capito come sono andate le cose. Sono tutti contenti di questo risvolto. In tanti mi hanno scritto che pensavano di essere i soli a vederla strana, invece adesso sanno tutti che non è così”.

Nell’incidente fu coinvolto anche Gianluca Vizziello, che era anche un amico vero per Doriano e per te.

“Conoscevo Gianluca già da molto tempo, le nostre bambine sono coetanee. Mi sono sentito spesso con lui, l’ho sostenuto dal primo momento. Mi sono anche messa nei suoi panni. Non è mai stata colpa sua, poteva succedere anche a lui. Assolutamente è una vittima incolpevole, come Doriano".

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