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MotoGP, Marquez: “Il 99% dei piloti se la sarebbe presa comoda, io non sono così”

“Sono qui perché sono pronto a correre e questo significa guidare la moto al limite. Il telaio Kalex è un passo avanti ma alla Honda ne servono altri, perché chiediamo troppo all’anteriore. Una volta in Q2, sapevo che se fossi caduto ci sarebbe stata bandiera gialla e gli altri non avrebbero potuto migliorare”

MotoGP: Marquez: “Il 99% dei piloti se la sarebbe presa comoda, io non sono così”

Dopo 45 giorni d’assenza per la frattura del primo metacarpo della mano sinistra riportata nell’incidente con Oliveira a Portimao, Marc Marquez è tornato in azione a Le Mans, dimostrando di essere sempre il solito Marc Marquez. L’otto volte iridato, infatti, ha cercato subito di portare al limite la Honda, incappando in due cadute che non gli hanno impedito di centrare l’accesso diretto alla Q2 con l’ottavo tempo del venerdì

“Sono molto contento di questa giornata. È vero che sono caduto due volte, ma a mio avviso ci sta. La seconda caduta è normale in un weekend di gara, perché spingi con gomma nuova. L’obiettivo era provare entrare in Q2 ed ero contento. Forse la prima caduta non era necessaria ed è quella che avrei potuto evitare, ma parlando onestamente dopo aver passato più di un mese e mezzo a casa è difficile rientrare, essere veloce, e riuscire a sentire la gomma e tutto il resto. In più, l’allocazione degli pneumatici per questo Gran Premio non è il massimo - ha ammesso l’otto volte iridato, entrando più nel dettaglio della sua giornata - Al mattino ho montato la media all’anteriore ed ed è stata questa la principale ragione della mia caduta, ma l’ho fatto perché così mi resta una buona allocazione per il resto del fine settimana. Nel secondo turno di prove ho montato la gomma morbida all’anteriore a fine sessione e se l’avessi usata nel primo non avrei più potuto farlo al pomeriggio. È sempre una questione di strategia da decidere con la squadra, che ha fatto davvero un ottimo lavoro. Questo ha fatto sì che la mia Honda riuscisse a qualificarsi per la Q2 e questa è la ragione per cui sono felice. Non sono contento però per il team perché abbiamo ancora del lavoro da fare e nessuna Honda oltre la mia è entrata in Q2”.  

Nemmeno una condizione non perfetta è riuscita a cambiare la mentalità del pilota catalano, che si è buttato subito a capofitto in un venerdì impegnativo, nel quale ha avuto modo di cominciare a saggiare il telaio realizzato dalla Kalex.

“Avendo passato diverso tempo a casa non ho la forma che avevo a Portimao. Ho un filo di dolore alla mano, ma questo è nulla rispetto a quello che ho patito negli ultimi anni. Non mi non mi limita in nessun modo e non mi pregiudica nulla - ha chiosato Marc - È stata una buona giornata, ma anche impegnativa, perché abbiamo provato il nuovo telaio Kalex e non è stato semplice, perché ogni volta che entravo in pista avevo una moto diversa, con un telaio differente, un diverso modo di essere guidata e di approcciare le curve. Questo non ti rende la vita facile, ma era il momento di farlo ed è stato positivo. Al momento abbiamo un telaio Kalex per pilota, uno l’ho io e l’altro l’ha Mir. Dobbiamo analizzare alcune cose, ma credo che domani continueremo con questo per provare a capirne la filosofia, perché ci sono aspetti negativi e altri positivi e dobbiamo provare ad assorbire quelli negativi per cercare di essere ancora più veloci. Detto questo, siamo ancora lontani dai primi”.

Un passo avanti, ma non una svolta per Marquez, secondo il quale la ciclistica tedesca non è la risposta a tutti i problemi della RC213V.

“In questo tracciato è un passo avanti in alcune aree, ma non è l’unico step di cui abbiamo bisogno. Ce ne servono altri. Puntiamo troppo sulla frenata, perché perdiamo in accelerazione in rettilineo. Per questo chiediamo troppo all’anteriore e le Honda cadono spesso. Ad ogni modo, questa è la direzione che dobbiamo percorrere. Sono un pilota e devo continuare a spingere per provare a  capire la strada da seguire in futuro”, ha puntualizzato il 30enne.

Non certo il tipo di approccio che ci si aspetterebbe da un pilota al rientro.

“So che il 99% dei piloti avrebbe preso tutto con calma facendo tutto passo dopo passo, ma non io non sono così: se sono ritornato è perché sono pronto a correre, spingere e lavorare per la squadra e questo significa guidare la moto al limite. Ovviamente posso aspettarmi un calo e di essere mezzo secondo più lento e fuori dalla Q1, come le altre Honda, ma questo non è il mio modo di fare. Io spingo e, come ho detto, oggi sono riuscito a gestire il limite. Avrei magari potuto evitare la caduta del mattino, che era comunque legata all’allocazione delle gomme, ma al pomeriggio ero ottavo quando sono transitato sul rettilineo, quindi ho spinto per cercare di migliorare il tempo per accedere alla Q2, sapendo che se fossi caduto ci sarebbe stata bandiera gialla e gli altri non avrebbero potuto migliorare - ha ammesso Marc, entrando nel merito dell’ultima caduta - Avevo un telaio nuovo, diverso, con cui non sapevo dove fosse il limite e come reagisse la moto. La pista era un po’ strana, infatti ci sono state diverse cadute, ma il fatto è che se perdi un decimo sul dritto devi recuperarlo in frenata e nell’ultima parte del tracciato è difficile da amministrare, soprattutto in un giro veloce”.

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