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Italvolt: qualcosa... non va

Italvolt è stata ammessa al procedimento di composizione della crisi. Ecco come stanno le cose

Auto - News: Italvolt: qualcosa... non va

Nel 2021 intitolammo così la cosa: "Italvolt gigaplant: in Piemonte costruiranno il più grande polo Europeo di batterie". Tutto era partito alla grande: 4 miliardi di euro per la gigafactory, tra le più grandi d'Europa... La location? Tra Ivrea (ex area Olivetti) e Termini Imerese (ex fabbrica di auto Fiat, oggi Blutec). Tutto in fumo. Rosa Grippo, Giudice delegato del Tribunale di Milano, qualche giorno fa ha ammesso Italvolt al procedimento unitario di composizione della crisi, in vista della presentazione di un piano di concordato. Antonino Ficalora è stato nominato commissario.

Perché la società controllata dall’imprenditore svedese Lars Carlstrom, una fabbrica da 45 Gwh di batterie completamente sostenibili in grado di alimentare 550 mila auto elettriche all’anno ha fatto questa fine? Perché l'accordo di esclusiva con Prelios non è stato rinnovato? Sono stati fatti degli errori, e le cose si sono messe di male in peggio quando da un lato il suo collegio sindacale ha presentato al tribunale domanda per l’apertura della liquidazione giudiziale, per po imuoversi contro l’azienda creditrice, Pininfarina (la divisione Architettura aveva progettato il tutto). Cosa ha fatto Carlstrom? Ha cercato, attraverso la procedura accordata, di dare la speranza di proseguire l’attività. Nel ricorso presentato ai giudici per, l’avvocato Daniela Oleni così scrive per conto dell'azienda: "ferma la volontà del socio di maggioranza di voler proseguire l’attività, avendone le concrete possibilità ed essendo inalterate le aspettative di nuova finanza, in quanto vi sono forti segnali degli investitori che confermano la loro totale volontà di portare a termine il progetto della gigafactory, così come richiesto oggi dal mercato dell’energia".

Così si legge sul ricorso, che imputa la crisi di Italvolt alla fase iniziale del progetto: "un periodo che s’è protratto oltremodo per le difficoltà burocratiche, ben note, del sistema Italia, per i limiti ambientali ed ambientalistici, per il peregrinoso colloquio con le istituzioni locali, che hanno ritardato la disponibilità degli investitori a rispettare le promesse date e a fornire le provviste indispensabili". La situazione di Italvolt? A fine 2022 aveva debiti per 5,5 milioni su un attivo di quasi 10 milioni. Lo scorso marzo, c'erano perdite non ripianate per qualcosa come oltre 3,8 milioni di euro. Al momento i consulenti di Italvolt per il piano di concordato sono: il commercialista Luis Campisi, come advisor fiscale lo studio Pbg e come attestatore Giovanni Falconieri dello studio Chiaruttini & Associati. Staremo a vedere.

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